Collettivo Birra ed altre forme di complicità brassicola

Ecco finalmente il momento di parlarne.
Cos'è Collettivo Birra? Ho piazzato il banner a sinistra nella homepage da diverso tempo, promettendomi di spiegare di cosa si tratta e di incuriosire i più.


Collettivo Birra è un progetto che gli svizzeri del birrificio  Bad Attitude hanno promosso un paio di mesi fa, e che ora sta decisamente ingranando.
Tutto nasce dalla voglia di coinvolgere gli appassionati che loro definiscono "core", cioè coloro che hanno ormai il chiodo fisso della birra artigianale e della sua produzione (quindi essenzialmente homebrewers), ma anche di tutto quanto ruota intorno ad essa dal punto di vista delle strategie di marketing, della determinazione del prezzo finale al consumatore, del progetto grafico ed estetico, del formato di vendita e di tutta una serie di questioni tecniche di cui spesso si parla in questo nuovo web fatto di blog, forum e luoghi di argomentazione virtuali.


Nella pratica il birraio Marcos e la sua compagnia hanno premiato i vincitori di un concorso tenutosi presso l'associazione Brewlab, concedendo loro l'onore di produrre la loro birra nello stabilimento svizzero. Per coronare questa bella idea hanno pensato a qualcosa di ancora più clamoroso: creare un gruppo che portasse avanti la produzione di questa birra dall'inizio alla fine del processo, sia discutendo della ricetta, sia partecipando alla cotta che scegliendo etichette e formato di produzione.
Non ho ancora parlato della qualità della loro birra, anche non l'ho volutamente lasciata per ultima. Le loro produzioni si basano su sperimentazioni, nuove idee così come ritorni ad antichi sapori d'oltremanica, a mio parere mai banali ma neppure d'èlite. Senza eccessi, la birra Bad Attitude è vicina, anche e soprattutto, ad un pubblico giovane. 
Tant'è che il giudizio è affidato a "guru" normali o presunti tali (tra cui il sottoscritto). E' anche un modo per fidelizzare, certo, ma anche un bel gesto di umiltà.
La cosa che mi colpisce sempre è la straordinaria volontà di credere in qualcosa di alternativo, che sradichi i clichè della produzione birraia in Italia (pur essendo al di là del confine, è questa la loro reale finestra operativa). Un po' per gioco, un altro po' per provocazione, la convinzione nei loro mezzi si evince dai proclama indipendentisti ed alternativi lanciati sul loro blog, dal grido di "indipendenza" in linea con un pensiero libero dagli attuali schemi. 
In tutto ciò gioca un ruolo fondamentale l'attenzione all'ambiente, ad un modello sostenibile che di sicuro rappresenta il nuovo paradigma della produzione industriale, e che intelligentemente Bad Attitude sta facendo suo prima di chiunque altro, attraverso serie attenzioni ed investimenti verso lo smaltimento dei contenitori, l'impatto ambientale della filiera, il materiale di packeging, l'impronta di CO2.
Tutto questo discorso si poggia su un caposaldo importante: il coinvolgimento intelligente del consumatore, o meglio il coinvolgimento del consumatore intelligente. Ecco il perchè del Collettivo. Il sistema di partecipazione si basa sul versamento di una pseudo quota societaria (10 €), che in parte serve a sostenere il costo delle materie prime e dell'impianto e che in gran parte verrà donata ad una onlus. Essa nella fattispecie è stata individuata in Libera, l'associazione contro le mafie. 


Il Collettivo è già al lavoro, i più settentrionali possibilitati si sono già riuniti per discutere della ricetta ed anche del progetto grafico dell'etichetta. Ma il coinvolgimento di tutti è assicurato da gruppi facebook, forum e blog appositamente messi in moto per l'occasione.


Personalmente sono molto contento di assistere ad aperture agli appassionati come questa. Non dico che "dovrebbero fare tutti così" perché sarei eccessivamente idealista, però qualcuno credo possa e debba provare a scendere a valle invece che arroccarsi. 
Quasi ogni birraio sostiene di credere in quello che fa, di volere fortemente che il loro lavoro trovi i suoi frutti. E questo ritengo sia sempre vero, tranne eventuali eccezioni. Per cui sarebbe molto bello andare con lo sguardo anche un po' al di là del tornaconto economico, anche se per le ingenti somme investite nei birrifici è ragionevole comprendere l'attenzione al portafoglio. Qualcuno ha l'ardore di buttarsi, qualcun'altro ci pensa su nel frattempo. Altri ancora si chiudono nella sala di cottura, e arrivederci! 
Le cotte pubbliche, gli open day sono tutte ottime cose, senz'altro, almeno quanto serate ed eventi di degustazioni. Anzi, dirò di più: credo siano progetti da portare avanti necessariamente, senza renderli eventi isolati. Converrebbe anche ai birrifici stessi, tra l'altro! 
Gli appassionati sono una risorsa ed un laboratorio oltre che una clientela quasi sicura! Mi piace vederlo come capitale umano, ultimo baluardo prima di arrivare alle vendite e, contemporaneamente, primo riscontro sul mercato.


Le fasi del Collettivo Birra, intanto, vanno avanti sul forum. 
Al momento si sta dibattendo sull'etichetta (titolo, significato, grafica e stile) e rifinendo la ricetta discutendo dei luppoli. Il confronto è molto interessante, devo momentaneamente accontentarmi di partecipare a distanza anche se per l'evento finale (il BeerCamp di luglio con cui si concluderà il progetto) vorrei davvero essere presente. Da quel momento in poi la nuova birra sarà commercializzata e proposta ai pub del luogo, e non solo.


Ad maiora, Collettivo!
Cheers

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