Piccolo birrificio indipendente Decimoprimo, nuova tessera nel puzzle birrario pugliese

Ogni tanto, in momenti di alleggerimento da attività universitarie e lavorative, mi concedo un po' di giri di click sul web, una specie di "brewery hunting" (chiedo scusa per la storpiatura di un termine ben più sensato), alla ricerca di qualche nuovo birrificio a me sconosciuto o proprio birrifici nuovi di zecca all'orizzonte.
Capitando sul sito della Settimana della birra artigianale sono finito sulla pagine degli aderenti pugliesi. Ed ho visto, con stupore, la presenza di una birrificio sconosciuto. Il cui logo, devo dire, mi ha subito incuriosito.
Si chiama Piccolo Birrificio Indipendente Decimoprimo, ed è in territorio di Trinitapoli (BAT).
Provo a spulciare il web, ma niente. Ma la pagina Facebook, ancora una volta, si dimostra il miglior veicolo per conoscere e far conoscere, tanto l'uso spasmodico che se ne fa dei social media. Avevo visto già che era in uscita una birra con un'etichetta molto carina...insomma, le informazioni mi stavano cominciando a piacere.
Trovo un indirizzo mail...e penso che, quasi quasi, vale la pena chiedere qualcosa in più.
Gentilissimi mi dicono di pazientare qualche giorno a causa degli ultimi preparativi prima dell'apertura ufficiale dell'attività, in quanto vorrebbero raccontarmi per bene di loro, della loro avventura e delle loro idee.
Accetto la proposta, e mi metto affacciato alla finestra della posta.
Ieri sera finalmente ricevo una loro mail, e dunque ho decisamente qualcosa da scrivere qui per informare i pugliesi birrofili di questa prossima realtà. Pare sia il primo ad avergli chiesto qualcosa, per cui ben felici mi hanno accontentato raccontandomi questo loro inizio.
Michele ed il suo staff mi raccontano di non essere ancora possibilitati a produrre per ultime beghe burocratiche, ma in barba a tutto hanno dato la loro adesione alla Settimana della birra artigianale, occasione unica per farsi conoscere da qualcuno in più.

Innanzitutto qualche notizia sul nome e sui loro tempi.
[...]"Decimoprimo” perché in quel periodo in Puglia si contavano dieci (fonte www.microbirrifici.org) tra microbirrifici e brewpub . “Decimoprimo” quindi perché saremmo stati l’undicesimo microbirrificio a nascere in Puglia. Oggi andando a controllare sul sito, ci sono venti produttori, ma noi no! Noi però siamo e rimarremo Decimoprimo!
Il progetto Decimoprimo parte ufficialmente tre anni fa. Parte in primo luogo dalle competenze tecnico-scientifiche e poi dalla passione. Io, il birraio, sono un biologo laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, con un master universitario di secondo livello in "Gestione Intergrata di Sistemi di Sicurezza e Qualità degli Alimenti” presso l’Università degli Studi di Bari, un passaggio molto interessante presso l’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata e una parentesi da ricercatore presso il CNR.[...]

Ed ancora, qualche altro stralcio per capirne la loro filosofia:

[...]Avrai notato che non si parla di “microbirrificio artigianale”, ma di “piccolo birrificio indipendente”. Non è un piccolo particolare, ma è l’essenza del nostro pensiero. Parlare di microbirrificio artigianale è per noi una rappresentazione non sufficientemente completa della nostra filosofia aziendale. Microbirrificio è una parola composita. Il prefisso “micro” non ha bisogno di troppe spiegazioni: significa piccolo. Birrificio indica che si produce birra. Artigianale invece  a volte è un termine un po’ vago, abusato o, peggio ancora, usato a sproposito. Pensiamo che non tutto ciò che è artigianale sia necessariamente migliore di ciò che è definito “industriale”, anzi molto spesso è vero il contrario! Ci sentiamo molto più rappresentati dal semplice concetto di “small independent breweries” degli inglesi e degli americani, che con tre parole dice che: siamo piccoli, siamo indipendenti e che facciamo birra![...] 
Devo dire di apprezzare abbastanza questo approccio. Un rapporto di coinvolgimento con il consumatore, di inserimento del birrificio in un contesto quotidiano così come le citate breweries americane già fanno da tempo.
Sul concetto di indipendenza, beh...a livello teorico, certo, si può sempre rimanere liberi da costrizioni o logiche industriali su grande scala, ma le forniture di malti e luppoli sono dettate dalla grande distribuzione in mano a grandi gruppi, per cui può non essere sempre un concetto totale.

[...]La passione nel fare birra in maniera professionale conta si, ma non è tutto. Uno non può svegliarsi un giorno e mettere su un birrificio, solo perché è appassionato di birra. Ci vuole ben altro! Mettere passione in ciò che si fa è per me una prerogativa a cui io personalmente non riesco a prescindere (purtroppo… a volte), ma tra questo e la ormai nota correlazione “mi piace la birra artigianale, quasi quasi metto su un birrificio”, c’è tanto altro. 
[...]
Dalle loro parole traspare sì un'idea bella, forte, entusiasmante, ma emergono anche una serie problematiche legate al progetto stesso, al capitale ed alla burocrazia. Sicuramente è un'ulteriore prova di quanto dal dire al fare ci passi di mezzo il mare.

[...]Abbiamo preso in affitto un capannone industriale e l’abbiamo trasformato nel posto che doveva rappresentare il birrificio Decimoprimo, un posto pensato per produrre birra, ma con un occhio di riguardo alla “cultura” della birra. Una small brewery all’americana, dove chiunque può venire in azienda e scambiare due chiacchiere con il birraio, o con qualcuno dello staff, sorseggiando una birra, assistendo magari a parte del processo produttivo. Non abbiamo una tap room, ma abbiamo una piccola area soppalcata per l’ufficio e lo spaccio aziendale con vista sulla zona produzione, dove soffermarsi un po’, magari per commentare l’ultima produzione. Abbiamo girato per cantine, per birrifici e per piccoli produttori locali scoprendo ogni volta prodotti, ma soprattutto nuove storie e nuovi amici.[...]
Sarò un ingenuo o un credulone...che dire, però a me questa volontà (per ora è la sola cosa di cui posso parlare) di accorciare sempre più la distanza della birra artigianale dalle persone piace molto, e mi porta a sperare in un radicamento sempre crescente tra birrificio e territorio. E non intendo quello legato agli ingredienti caratterizzanti, quella è una scorciatoia anche troppo facile, se vogliamo.

[...]Pensiamo che la birra vada a volte solo bevuta, anche se non è sempre la stessa bevanda. Per questo abbiamo scelto formati insoliti per la birra artigianale italiana. 500ml e 250ml, perché ci piace così! Partiamo prima con le bottiglie e poi arriveranno i KeyKeg. 
Abbiamo in progetto di iniziare con tre session beer ispirate alle tre nazioni, per noi più rappresentative dal punto di vista breassicolo. Partiamo con la D-Day, ispirata alle india pale ale inglesi e subito dopo arriveranno una belgian ale e poi una american ale. Ci fermeremo per un po’ su queste birre cercando di perfezionarle sempre più e poi, quando saremo più padroni dell’impianto, cominceremo a sperimentare. L’impianto pilota che ci ha accompagnato nelle cotte sperimentali, ha lasciato il posto ad un impianto da 10 hl della Steel Food. Un impianto (che utilizzano anche Maltus Faber, Schigi e Walter Loverier) molto manuale (quasi alla belga), ma al tempo stesso di facile gestione sia a livello produttivo e soprattutto igienico-sanitario.
Per ora è tutto… il resto tocca scoprirlo, magari quando ci verrai a trovare, naturalmente sorseggiando una pinta insieme![...]
Mi sorprende in positivo la scelta del formato 50cl e mi spiazza quella del formato da 25cl, non tanto per la questione che è un formato davvero piccolo (che forse cozza proprio con quel concetto di session beer) quanto per i costi legati ad imbottigliamento e trasporto di un formato così piccolo, che spero vivamente abbiano calcolato. Sarà sicuramente uno dei primi birrifici ad adottarlo, e a questo punto c'è da vedere come sarà accolto. 

Ultima cosa da dire è qualche parola sulla prima birra. Si chiamerà D-Day, e l'etichetta mi piace molto.
Le informazioni per ora non sono quelle tecniche, però la si può facilmente immaginare leggendo queste parole:
La nostra prima birra è la D-Day. Ispirata alle Indian Pale Ale inglesi, la D-Day ricalca i canoni di questo stile, seppur con qualche digressione sul tema. Orzo distico italiano maltato in Italia e l'assenza di filtrazione, le conferiscono una colorazione leggermente ramata e opalescente. Un corpo medio e un sapore maltato vanno a supportare una generosa luppolatura di luppoli inglesi e americani, conferendole un sostanziale bilanciamento dell'amaro che tuttavia indugia nel finale.

Mi accorgo di aver scritto molto, ma sarebbe stato un peccato non raccontare per intero tutto ciò che c'è dietro questo progetto intrigante che si inserisce in una scena birraria pugliese in continua evoluzione.

Che ve ne pare intanto?
Alla salute di Decimoprimo, sperando di bere presto le loro birre!

Cheers

Commenti

  1. bellissima etichetta. in bocca al lupo, sperando di incrociarli sopra il 45° parallelo

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  2. Grazie Angelo per la presentazione e grazie SR per aver apprezzato l'etichetta (anche con una n di troppo... errore di stampa INDIAN in luogo di INDIA;).
    Crepi il lupo e speriamo di incrociarci!!

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