I fermenti di Birranova: la nuova linea Why Not ed altro

Rispetto al panorama pugliese credo nessuno possa negare il fatto che siano i più attivi. Lo dico alla luce dei fatti. Forse si può solo osservare che il fumo deve essere seguito dall'arrosto, ma credo quasi sempre dalle parti di Triggianello questo avvenga.
Le novità pugliesi ruotano quasi esclusivamente attorno a Birranova, ed essendomi messo in testa (maledetto quel giorno...) di raccontare la scena pugliese ad una seppur piccola platea di interessati, mi ritrovo quasi sempre a parlare di Donato e delle sue birre.

Ci sarebbero tante birre di cui parlare, cercherò di fare un po' di ordine.

Parto da qualcosa di concreto, e cioè il progetto Why Not. Chi frequenta il pub di mescita La Cantina della Birra si sarà imbattuto nell'omonima birra, una "smoked american ipa" molto accattivante e sicuramente innovativa. Da ora in poi Why Not non rappresenterà più una singola birra ma una sotto-linea produttiva.
Una serie di birre presumibilmente più pensate per un pubblico più disimpegnato (ed aggiungo io, per la vendita presso beer shop) nel formato da 33 cc. Cambia un po' la grafica, che dai pochi indizi sembra quasi militaresca.
Il pay off del marchio recita "tre nuove birre che dichiarano guerra (pacifica) alle convenzioni".

La prima di queste Why Not è la Check Point. Il significato intrinseco del nome è l'essenza delle sue caratteristiche. E' una birra dalla trama maltata tedesca, con 6,5% alc. , dove viene superato il confine tra due mondi luppolati (quello americano e quello tedesco) raffigurati in etichetta. Una birra che vede l'impiego di luppoli nobili ed americani sia in amaro che in aroma, quasi a sfidarsi. Il risultato è di grande interesse, per un corpo che si sostiene con questi amari non più riconoscibili ma quasi incensanti al gusto.
Da due luppolature ne nasce una terza, summa delle due, dove forse il contributo in amaro è più da attribuire agli americani e quello in aroma ai tedeschi, contro ogni aspettativa. Inutile girarci ancora intorno, la Check Point rappresenta un bell'esperimento nonchè un incontro tra due profili gustativi che il mondo vuole in lotta, ma che possono convivere.
Sulle altre due birre della linea non credo il punto interrogativo resterà a lungo.
Infatti...Birranova compie 5 anni a giorni, e festeggeranno qui svelando le prime due birre della linea, quindi si saprà qualcosa sulla seconda dopo la Check Point.


Potrebbe anche essere questa la seconda. Per una birra che si allarga ad una linea, un'altra che si trasforma.
Sto parlando della Beva, belgian ale che raccoglieva un discreto successo in questi anni e che ora vede cambiata la sua ricetta.
La birra non è stata ancora lanciata ufficialmente al pubblico, ma penso manchi davvero poco.
Non ci sono molte notizie se non quella della presenza di grano della varietà Senatore Cappelli proveniente dalla Comunità del Grano della Valle d'Itria - Fondazione Terradamare di Slow Food.

Mentre un'altra novità riguarda una birra brassata nei mesi scorsi di cui ho già provato ad occuparmi.
Posso dire con una certa soddisfazione di aver azzeccato le mie scellerate previsioni su questa birra brassata con uva e che prende proprio il nome di Moscata. Uva e non mosto d'uva, come mi aspettavo.
E' una birra bionda di colore dorato, presumibilmente accostabile ad uno stile tripel di riferimento, ma che contiene notevoli differenze. Al naso un sentore vinoso delicato si avverte e fa pensare davvero a qualche parente belga, mentre in bocca una dolcezza accentuata la rende masticabile e balsamica. Sul finale un po' di amaro e quasi richiami a vinacce. Non riesco a giudicare quasi nulla sul versante vinicolo, ma come birra sembra abbastanza promettente. Forse inizialmente lascia un po' pensierosi, ma ho notato diverse volte che a fine bicchiere migliora sempre la sua impressione. Sicuramente rappresenta una promettente produzione che non dubito sarà ulteriormente affinata qualora dovesse occupare un posto fisso nella scuderia Birranova.

Per ultima una novità bizzarra, di cui si mormora sul web da molto tempo ma di cui i dettagli non sono trapelati fino a pochi giorni fa.
Stavolta non voglio prendere rischi e prevedere altro, se non ricordare che una di queste altre due birre in realtà è la birra Madre (ebbene sì...i test del dna pare confermino) della trapassata Son of a beer comparsa diversi mesi fa tra le spine de La Cantina della Birra.


Una missione: affrontare la fine del mondo.
Una base: una barley wine.
Due botti: che hanno custodito sei mesi la birra.
Due imbottigliamenti: uno liquoroso ed uno rifermentato.
Due birre: La Fine Del Mondo, in ogni senso, e Day After, perché dopo ogni fine c'è un nuovo inizio. 
Singola bottiglia da 33 cl 6 euro, pack con entrambe le bottiglie "Kit sopravvivenza", 10 euro.

Che roba sarà?
Questi i dettagli forniti a ridosso del lancio ufficiale:

Le due birre, vendute in bottiglia da 33 cl, si ispirano allo stile Barley Wine con i loro 9 gradi alcolici, ma in più sono maturate per sei mesi in barrique di rovere di terzo passaggio, appena svuotate dal vino di una nota azienda vinicola pugliese.La prima, La Fine del Mondo ("in ogni senso", come recita l'etichetta giocando su un modo di dire tutto barese) è una birra liquorosa, ideale come birra da meditazione, pensata da sorseggiare al caldo in attesa che la profezia si compia.
La seconda, Day After, è una versione più dinamica della precedente, in quanto dalla stessa base liquorosa è stato aggiunto del luppolo in dry hopping ed ha subito un processo di rifermentazione in bottiglia, cosa che la rende frizzante e più amara, la birra ideale per "un nuovo inizio" dopo aver superato (si spera indenni) il giorno della profezia, 21 dicembre.


In ogni caso un plauso a chi ci mette novità e magari approfitta per divulgare e tenere in piedi l'interesse per il movimento, quello pugliese in primis.

Cheers!

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