L'articolo va a descrivere la scena birraria della capitale scozzese ed il contrasto forte del pub Brewdog con la tradizione. In sostanza, l'autore si chiede che senso abbia ostinarsi a proporre birre che non hanno legame sociali con il luogo dove sono spillate. Ma soprattutto ci si chiede che senso abbia fare turismo birrario per bere birre rintracciabili in ogni parte del globo, o quasi.
Ovviamente va letto integralmente, ma riporto qualche piccolo passaggio che mi ha fatto riflettere:
[...]Parliamo di una città pervicacemente attaccata alle proprie tradizioni scozzesi, che ti conquista anche per questo. Tradizioni che non sono solo fatte di batoste militari contro gli inglesi, tartan, whisky o Sean Connery, ma anche di pub fantastici con birre scozzesi e fantastiche. Il fatto è che la produzione brewdoggara non ha (volutamente, sia chiaro) niente a che vedere con tutte queste real ales tradizionali: e per chi come me proviene da un paese dove cibo e territorio sono indissolubilmente legati, e si amplificano a vicenda, la cosa crea un certo “effetto MacDonald’s” (mi riferisco non alla qualità, ci mancherebbe, ma alla serialità di un format slegato dal genius loci).
Detta brutalmente, non c’era bisogno di fare tanta strada per bere queste birre in questo posto. Da qui il vago sentimento di delusione.
Poi certo, se siete quel genere di turisti che cercano di mangiare pizza anche a Londra, probabilmente non la penserete come me.[...]
Cioè, al di là del marketing, è sacrosanto il contrasto tra la nostra sete di viaggi birrari, di luoghi sacri della tradizione e la rottura intenzionale del modernismo birrario degli ultimi anni.
Senza portarla troppo sul filosofico, dovremmo davvero scegliere se vogliamo essere quelli che vanno in Scozia per bere Brewdog, al'Hoppy Loft del Delirium Tremens per bere tutte quelle americane oppure quelli delle pils a Praga, del lambic a Bruxelles, delle real ales nel Regno Unito.
Non è che sia un obbligo seguire i più puri ideali del beer hunting, sia chiaro, ma un minimo di spirito critico in questo mercato drogato dal luppolo a tutte le latitudini servirebbe, eccome.
Come approfondimento degli spunti trattati nel precedente articolo, allego invece questa bella pagina, che descrive un pub per me davvero simbolico, soprattutto nel periodo in cui vi sono capitato.
Circa 3 anni fa ho potuto sfruttare una giornata di libertà dalle attività Erasmus di Dublino per volare nella capitale della Scozia. Solo, senza neppure un bagaglio a mano. Parto la mattina per ritornare la sera.
Non ero ancora posseduto dalla curiosità birraria che mi caratterizza oggi, ma in un modo o nell'altro riuscii comunque a cadere nella trappola dei pub della Old Town (favoloso patrimonio Unesco) e a farmi rapire da un pub tra i più suggestivi.
Non ricordo neppure cosa ordinai io stesso. Ma non è importante, non ero ancora maniacale negli assaggi.
Però si trattò di qualche ora di spensierata immersione nei costumi di una città e di una gente che sicuramente non sarà mai messa in disparte da nessuna rivoluzione del luppolo.
Uno dei tanti nascondigli dalla vita dove le chiacchiere, gli sguardi ed il solo rumore dei bicchieri può appagare più di mille esplosive girandole gustative.
Cheers!
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