Non so come io riesca (quasi) sempre e comunque a mettermi al pc e scrivere qualcosa sulle piccole scoperte e sui viaggetti birrari che ogni tanto mi concedo.
Condivisione, un po' di insano spirito di evangelizzazione e sicuramente masochismo. Sta di fatto che questa va proprio raccontata.
Con i primi tre giorni liberi di tutto il 2013 mi sono concesso una migrazione verso nord per girare qualche luogo di interesse. Ho scelto la Lombardia come meta per conoscenza con qualche birraio e per la concentrazione di cultura e vero interesse nei confronti della birra.
Manco da Roma da diversi anni, da prima che mi scoppiasse la scimmia per la birra artigianale, ma eccezione fatta per pochi posti dove vorrei far tappa, non mi dispiace più di tanto. Non mi dispiacerebbe, ma trovo in posti meno frequentati da "pischelli" e ragazzini pseudo appassionati l'ultimo rifugio del buon bere al netto delle mode del momento.
Mi conviene dividere il racconto in più spezzoni.
Il primo è dedicato a quei punti d'incontro piccoli ma con grandi birre in cantina o nei frigoriferi.
Appena sono giunto a Milano lunedì sarei voluto andare allo storico Lambrate, che però aveva giorno di chiusura. Non ce l'ho fatta a farmi trascinare dal nuovo locale, volevo che la prima volta con il Lambrate fosse qualcosa da ricordare romanticamente.
E quindi niente nuovo locale e niente Lambrate, mi lascio qualcosa per la prossima gitarella.
Di lunedì è dura trovare buoni luoghi per bere, e così mi sono buttato sull'unico posto dove ero sicuro avrei potuto bere bene: Bere Buona Birra, appunto.
Filippo gestisce questo beer shop con mescita da un annetto circa ed ha un frigo davvero molto assortito: dai locali micro lombardi più meritevoli (Gambolò, Menaresta ecc...) ai grandi nomi inglesi e belgi.
Parto con una Redor Pils alla spina, birra in scuderia Dupont. Unica bassa fermentazione del birrificio, inrealtà non si caratterizza per quel gusto pulito che ti aspetti. Molto rotonda e mielosa, poco secca sebbene un amaro accentuato ma di basso profilo si delinea sul finale.
Dal frigo poi pesco una Entire Butt del birrificio inglese Salopian. Porter davvero morbida e cremosa con un'armonia che di poche parole ha bisogno con dei tostati delicati che si adagiano tra le narici e ti distraggono mentre senza renderti conto la bevi con piacere.
Intanto in frigo mi ero fatto mettere qualcosa che non ho davvero mai trovato alle mie latitudini: la Fantome Saison.
Birrificio di cui si mormora o benissimo o malissimo per l'incostanza delle sue creature, che però quando sono in stato di grazia sbancano.
Questa saison è davvero unica: già da quando apro la bottiglia, con una fontanella che fa pensare a carbonazione elevata con uno schiuma party che si viene a tenere proprio sulla mensola e sulla mia giacca, che per sempre porterà addosso questo lievito, ne sono sicuro.
In bocca il gas non spadroneggia, mentre protagonista indiscussa è la fragranza di fragola, di "big babol alla fragola", che rende ancor meglio l'idea.
Controversa per dire poco, con questi fruttati dolci su un corpo maltato dolciastro non più facilmente distinguibile. Mi ha stupito in intensità e potenza, oltre che per gradazione alcolica inavvertibile nonostante i suoi 8%alc. Certo, siamo lontani da quello che dello stile ci si aspetta.
Romantica licenza poetica belga.
Compro una bottiglia per l'indomani e che avrei scoperto ancor più impegnativa: Fantome Chocolat. Niente cacao, tostature, niente di tutto ciò, nonostante come spezie risultano dichiarate cacao e peperoncino. Una birra dal colore dorato. Al naso spiccano proprio sudore e cantina, con note brettate evidentissime e poi subito un affumicatino impensabile e quasi asfaltante. E' dura mettersi alla prova con birre di cui non sai se volute così o capitate.
Ammetto che non è facilissimo berla tutta, a digiuno poi figuriamoci. Però...andava assaggiata per cominciare ad approcciarvisi, poi magari mi farò un'idea migliore alla prossima occasione utile.
Insomma...Bere Buona Birra ha tante belle birre ma il mio tempo è troppo poco. Scambio qualche chiacchiera con Ricci e Schigi, che avrei rivisto più tardi per un'altra tappa. E fuggo in stazione.
A Pavia non riesco ad andare al Caffè Percivate prima della chiusura, dove avevo appuntamento con il grande Sergio Riccardi. Pazienza, avrei voluto davvero avvicinarmi a questo locale che mi hanno descritto come molto promettente per un'atmosfera da cafè belga, per la sua intimità ed il modo di approcciarsi al pubblico semplice proponendo allo stesso tempo ottime birre di spessore.
Un altro esempio di come non sia il pub con infinite vie di D-IPA ad essere l'unico modello di riferimento per chi vuole proporre birra e stare a galla.
Resto in tema raccontando dell'ultima tappa della serata: il Todomundo di Garlasco. Leggendario quanto sorprendentemente piccolo, da fuori sembra un bar alternativo, dentro poi l'estro di Danilo e la dose di chicche e birre vintage ti rincuorano un po'.
Posto che mi dicono essere pienissimo e che ovviamente troviamo tutto nostro a tarda notte di lunedì.
Assaggio la Rodersh di Bi-Du alla spina, ma oltre a ricordare un bel carattere da koelsh dissetante non sono in grado di dire altro.
Stessa cosa vale per la AFO del Ducato che ricordo con un carattere fruttato dolce da frutto della passione e litchi.
Il buon Danilo sfodera per noi due chicche vere: Montegioco Tibir 2009 con mosto di Timorasso, incredibilmente complessa e profumata. Avverto proprio che si tratta di una birra di un altro pianera, e naufragar m'è dolce. Bevo e me la godo sguazzando nella mia ignoranza enologica.
Ultima birra della giornata (avrò bevuto un po' troppo...?) una Cantillon Lou Pepe 2011. E qui scatta l'applauso per l'eleganza e l'intensità racchiuse e messe insieme dalla dolcezza iniziale stemperata dalla classica acidità Cantillon. L'equivalente birrario di una scultura di Michelangelo.
Il viaggio di ritorno in auto nella perfida e nebbiosa Lomellina è tutto un programma, che ricalca un po' i salti mortali di tutta la mia giornata.
Ho dato conferma e dimostrazione a me stesso di quanto alcuni luoghi ameni possono restituirti una certa intimità che nel mondo della birra vedo sempre più andar via alle nostre spalle.
Prendere esempio da questi posti dovrebbe essere il proposito di ogni aspirante appassionato divulgatore con un'attività commerciale.
Domani racconto le scorribande da Extraomnes e Settimo.
Cheers!
Condivisione, un po' di insano spirito di evangelizzazione e sicuramente masochismo. Sta di fatto che questa va proprio raccontata.
Con i primi tre giorni liberi di tutto il 2013 mi sono concesso una migrazione verso nord per girare qualche luogo di interesse. Ho scelto la Lombardia come meta per conoscenza con qualche birraio e per la concentrazione di cultura e vero interesse nei confronti della birra.
Manco da Roma da diversi anni, da prima che mi scoppiasse la scimmia per la birra artigianale, ma eccezione fatta per pochi posti dove vorrei far tappa, non mi dispiace più di tanto. Non mi dispiacerebbe, ma trovo in posti meno frequentati da "pischelli" e ragazzini pseudo appassionati l'ultimo rifugio del buon bere al netto delle mode del momento.
Mi conviene dividere il racconto in più spezzoni.
Il primo è dedicato a quei punti d'incontro piccoli ma con grandi birre in cantina o nei frigoriferi.
Appena sono giunto a Milano lunedì sarei voluto andare allo storico Lambrate, che però aveva giorno di chiusura. Non ce l'ho fatta a farmi trascinare dal nuovo locale, volevo che la prima volta con il Lambrate fosse qualcosa da ricordare romanticamente.
E quindi niente nuovo locale e niente Lambrate, mi lascio qualcosa per la prossima gitarella.
Di lunedì è dura trovare buoni luoghi per bere, e così mi sono buttato sull'unico posto dove ero sicuro avrei potuto bere bene: Bere Buona Birra, appunto.
Filippo gestisce questo beer shop con mescita da un annetto circa ed ha un frigo davvero molto assortito: dai locali micro lombardi più meritevoli (Gambolò, Menaresta ecc...) ai grandi nomi inglesi e belgi.
Parto con una Redor Pils alla spina, birra in scuderia Dupont. Unica bassa fermentazione del birrificio, inrealtà non si caratterizza per quel gusto pulito che ti aspetti. Molto rotonda e mielosa, poco secca sebbene un amaro accentuato ma di basso profilo si delinea sul finale.
Dal frigo poi pesco una Entire Butt del birrificio inglese Salopian. Porter davvero morbida e cremosa con un'armonia che di poche parole ha bisogno con dei tostati delicati che si adagiano tra le narici e ti distraggono mentre senza renderti conto la bevi con piacere.
Intanto in frigo mi ero fatto mettere qualcosa che non ho davvero mai trovato alle mie latitudini: la Fantome Saison.
Birrificio di cui si mormora o benissimo o malissimo per l'incostanza delle sue creature, che però quando sono in stato di grazia sbancano.
Questa saison è davvero unica: già da quando apro la bottiglia, con una fontanella che fa pensare a carbonazione elevata con uno schiuma party che si viene a tenere proprio sulla mensola e sulla mia giacca, che per sempre porterà addosso questo lievito, ne sono sicuro.
In bocca il gas non spadroneggia, mentre protagonista indiscussa è la fragranza di fragola, di "big babol alla fragola", che rende ancor meglio l'idea.
Controversa per dire poco, con questi fruttati dolci su un corpo maltato dolciastro non più facilmente distinguibile. Mi ha stupito in intensità e potenza, oltre che per gradazione alcolica inavvertibile nonostante i suoi 8%alc. Certo, siamo lontani da quello che dello stile ci si aspetta.
Romantica licenza poetica belga.
Compro una bottiglia per l'indomani e che avrei scoperto ancor più impegnativa: Fantome Chocolat. Niente cacao, tostature, niente di tutto ciò, nonostante come spezie risultano dichiarate cacao e peperoncino. Una birra dal colore dorato. Al naso spiccano proprio sudore e cantina, con note brettate evidentissime e poi subito un affumicatino impensabile e quasi asfaltante. E' dura mettersi alla prova con birre di cui non sai se volute così o capitate.
Ammetto che non è facilissimo berla tutta, a digiuno poi figuriamoci. Però...andava assaggiata per cominciare ad approcciarvisi, poi magari mi farò un'idea migliore alla prossima occasione utile.
Insomma...Bere Buona Birra ha tante belle birre ma il mio tempo è troppo poco. Scambio qualche chiacchiera con Ricci e Schigi, che avrei rivisto più tardi per un'altra tappa. E fuggo in stazione.
A Pavia non riesco ad andare al Caffè Percivate prima della chiusura, dove avevo appuntamento con il grande Sergio Riccardi. Pazienza, avrei voluto davvero avvicinarmi a questo locale che mi hanno descritto come molto promettente per un'atmosfera da cafè belga, per la sua intimità ed il modo di approcciarsi al pubblico semplice proponendo allo stesso tempo ottime birre di spessore.
Un altro esempio di come non sia il pub con infinite vie di D-IPA ad essere l'unico modello di riferimento per chi vuole proporre birra e stare a galla.
Resto in tema raccontando dell'ultima tappa della serata: il Todomundo di Garlasco. Leggendario quanto sorprendentemente piccolo, da fuori sembra un bar alternativo, dentro poi l'estro di Danilo e la dose di chicche e birre vintage ti rincuorano un po'.
Posto che mi dicono essere pienissimo e che ovviamente troviamo tutto nostro a tarda notte di lunedì.
Assaggio la Rodersh di Bi-Du alla spina, ma oltre a ricordare un bel carattere da koelsh dissetante non sono in grado di dire altro.
Stessa cosa vale per la AFO del Ducato che ricordo con un carattere fruttato dolce da frutto della passione e litchi.
Il buon Danilo sfodera per noi due chicche vere: Montegioco Tibir 2009 con mosto di Timorasso, incredibilmente complessa e profumata. Avverto proprio che si tratta di una birra di un altro pianera, e naufragar m'è dolce. Bevo e me la godo sguazzando nella mia ignoranza enologica.
Ultima birra della giornata (avrò bevuto un po' troppo...?) una Cantillon Lou Pepe 2011. E qui scatta l'applauso per l'eleganza e l'intensità racchiuse e messe insieme dalla dolcezza iniziale stemperata dalla classica acidità Cantillon. L'equivalente birrario di una scultura di Michelangelo.
Il viaggio di ritorno in auto nella perfida e nebbiosa Lomellina è tutto un programma, che ricalca un po' i salti mortali di tutta la mia giornata.
Ho dato conferma e dimostrazione a me stesso di quanto alcuni luoghi ameni possono restituirti una certa intimità che nel mondo della birra vedo sempre più andar via alle nostre spalle.
Prendere esempio da questi posti dovrebbe essere il proposito di ogni aspirante appassionato divulgatore con un'attività commerciale.
Domani racconto le scorribande da Extraomnes e Settimo.
Cheers!
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