Puglia in Fermento ad Eataly Bari, occasione per riassaggiare lo stato dell'arte

Torniamo a dare un'occhiata alla scena birraria pugliese.
Ricordo è stato uno dei miei primi flash quello di provare a fare una panoramica in un post di parecchio tempo fa, sviscerando quello che appariva in quegli anni.
Le cose sono parecchio cambiate, i birrifici sono raddoppiati in numero facendo somigliare per densità e per conformazione geografica peninsulare la nostra Puglia alla California, consumi di birra pro capite permettendo.
Questa iniziativa di Eataly denominata Puglia in Fermento che ha preso luogo in questo week end è la copia degli esperimenti già fatti ad Eataly Roma dove 20 birrifici hanno partecipato ad una sorta di festival in questo 2013.
L'evento in sè è stato abbastanza seguito, e mentre scrivo si sta tenendo l'ultima giornata della manifestazione.

Il tutto era proposto con un pagamento a gettoni, con 10 gettoni da 10cl al costo di 10 euro. E' una formula che non mi è dispiaciuta affatto, se non fosse che la cassa era posta all'ingresso del piano terra di Eataly e la zona assaggi spaziava dalla seconda parte in poi: significava farsi 200 m a ritroso per pagare ed altri per tornare agli spillatori. Poco male se si fa una volta sola a corsie libere, ma immagino che nei momenti di affollamento non sarà stato così agevole.
Gli spillatori erano sistemati non tutti insieme ma quasi secondo un percorso itinerante, lungo tutta l'estensione del mercato. Interessante per fare due passi ma poco semplice per chi volesse avere una visione d'insieme di birrai, birre disponibili e spine.

Non ho avuto modo di fare tanti assaggi, però le poche impressioni le metto nero su bianco (e rubo dalla pagina Facebook le foto ufficiali scattate).

Ho cominciato dal bancone della Birreria, dove tra i prodotti Borgo e Baladin comparivano anche le produzioni di Bari e di Roma. Ho assaggiato la Wendy, golden ale sotto i 5%alc prodotta a Roma da Brooks Caretta, in cui o per il bicchiere o per la birra in sè gli odori non erano affatto buoni, di uovo e di crudo...sorvolerei. Mentre la Liz, blanche prodotta a Bari con pepe rosa, roselline, timo e scorza d'arancia, è sembrata decisamente bevibile. Su tutti questi aromi era il timo a spiccare, con una nota terrosa inequivocabile anche se inizialmente spiazzante tra gli aromi di malto e lievito.



Altra tappa presso gli spillatori di Birrificio Svevo, che recentemente ha rinnovato ricette ed impianti (che spero di visitare appena possibile) e che proponeva le sue quattro birre della linea base di cui ho assaggiato la Fortemalto. Dico subito che sono contento davvero di trovare le birre di Vito Lisco finalmente liberate da qualche imperfezione che negli ultimi tempi si riscontrava, e questa sorta di tripel è davvero fatta bene. Sicuramente un'interpretazione spostata su toni molto maltati e dolciastri, si presenta con tutte le carte in regola per dare nuovo spolvero alle produzioni del più longevo birrificio pugliese.

Salto gli stand di Birranova e Decimoprimo le quali birre conosco alla perfezione ormai, mentre nei pochi minuti a disposizione non riesco a trovare nessuno che mi spilli qualcosa di Duan, Gruit e di B94, quest'ultimo tanto desiderato per tornare ad assaggiare qualcosa alla spina di Raffaele Longo. Birrozza aveva solo poche bottiglie, mentre un altro desiderato, I Birrogastrofonici, non è presente con uno spillatore ma ha in programma un laboratori più tardi, in orario in cui non posso restare.

E così mi butto su I Peuceti di cui assaggio la seconda nata Baresana, belgian ale di poco sopra i 5%. Non noto difetti particolari, ma sicuramente questa birra deve dare ancora il meglio di sè e lo darà quando potrà dimostrare più carattere ed audacia sia sul profilo del lievito che su quello dei luppoli. Ad ora rimane ancora una birra in via di perfezionamento, sicuramente in quel di Bitonto staranno già pensando a come esprimerne al meglio il carattere belga.

Mi concedo anche una visita dal Birrificio Castel del Monte, mai incontrato alla spina ma solo in bottiglia e senza che mi lasciasse un bel ricordo. Invece devo dire che stavolta le cose vanno decisamente meglio. Ho trovato una Bianca Lancia, blanche della casa, decisamente piacevole con un carattere speziato che punta tutto sull'arancia dolce in netta evidenza, oltre al carattere leggermente frumentoso. Interessante anche la Costanza d'Aragona, una American Amber Ale con un profilo luppolato evidente già dal naso pulito ma non stancante ed un corpo leggermente tostato che non sfigura affatto.
Successivamente, parlando con chi commercialmente ci ha avuto a che fare, scopro infatti che da qualche mese hanno operato un cambio di ricetta sulle birre, ed in effetti i risultati li ho sentiti pur non essendone al corrente. Vuol dire che si sono migliorati, e fa piacere aver notato alla cieca questo cambio di rotta.

Ultima sosta alle spine di Birra Salento che, con una sorta di istinto di sfida, ho voluto riprovare. Non mi ha esaltato la Beggia, belgian ale dal carattere caramellato senza però una direzione guida, mentre la Pizzica l'ho trovata ancora una volta fuori luogo con un piccante che sorvola sul resto della birra rendendo gli altri ingredienti quasi inavvertibili. Tra l'altro birre realizzate ancora presso gli stabilimenti del birrificio Baladin, in Piemonte, per cui del tutto estranee al movimento pugliese, se vogliamo dirla tutta.

In sostanza non mi è dispiaciuto fare un rapido ripasso di alcuni prodotti e di riscoprire qualcosa che avevo tralasciato negli ultimi tempi. Direi che oltre quella manciata di birrifici top, qualche birrificio sta decisamente migliorando ai miei occhi rispetto alle produzioni degli ultimi anni, mentre altri sembrano quasi fermi al palo sorretti da un'insana mania brassicola che li tiene più o meno a galla ma di cui non stanno cavalcando l'onda fino in fondo.

Riguardo ad Eataly Bari ed alla manifestazione, ben venga se è servita ad avvicinare gente curiosa del mondo della birra. Sperando sia stato fatto non solo per salire sul carro degli artigiani al fine di qualificarsi come paladini della qualità, ma anche per un po' di convinzione e fiducia nei loro confronti.

Qualcuno ha avuto modo di assaggiare altro? Che impressione avete avuto?

Cheers!

Commenti

  1. Anche a me I Peuceti non hanno fatto una grande impressione, vaghi anche sulle risposte su malti e luppoli usati nella Cattedrale.
    Birranova è senza discussione il più serio birrificio, la Check Point mi ha davvero convinto.
    Gruit l'ho provato, ma davvero, fanno birre che non dicono niente.
    Bel report, ciao!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Alessandro vdorse rispondi un po cosi a vanvera ma i peuceti aveva sul banci il grano e uno dei luppoli usati per la cattedrale east kent goldings e mi dispiace contraddirti ma era l'unico birrificio che ti spiegava per filo e oer segno la ricetta della birra non come altri birrifici dove la gente chiedeva una bionda e senzatanti patemi dd'animo gli davani una qualsiasi birra senzq spiegazione alcuna

      Elimina
    2. Ciao Antonio. Ho confuso solo la birra, parlavo della Baresana (alla fine quasi si confondono). Se devo dirla tutta, le risposte vaghe sono state date a gente davanti a me, io non ho chiesto ma ho sentito dare risposte tipo "non so dirti che luppoli e malti di preciso ci sono".
      Non è una critica ma una semplice osservazione, poi agli altri birrai né ho chiesto né mi sono capitati episodi simili.
      Ciao

      Elimina
  2. È impossibile perche era uno dei pochi ad avere i luppoli e molto sul banco stai sbagliando birrificio

    RispondiElimina
  3. io ho parlato con uno dei due birrai dei Peuceti e non solo mi hanno spiegato per filo e per segno cosa hanno usato ma mi hanno anche fatto annusare il luppolo usato nella birra. Zero risposte vaghe..anzi.

    RispondiElimina
  4. Ho avuto da loro le risposte più esaudienti di tutti. .

    RispondiElimina

Posta un commento

Commenta