Londra parte III: The Market Porter, Ye Olde Cheshire Cheese e Princess Louise

Con il post di oggi si entra in tre pub di tutto rispetto. Per storia, tradizione, riferimento dei locals.

Dopo un salto per la foto di rito presso il Tower Bridge, in pochi minuti raggiungo a piedi The Market Porter. Trovo la porta quasi invisibile per la quantità di bollini Camra presenti, e finalmente sono dentro.
Sottobicchieri attaccati sulle pareti, botti di birra a mo' di tavolini, un folto gruppo di vecchietti con un solo pullover indosso ed un pinta in rapido svuotamento poggiata sul bancone di fronte. Atmosfera perfetta.
I banconi sono diversi, si snodano lungo una linea curva e presentano diverse birre interessanti.

Per il pochissimo tempo che ho mi butto su una bitter, e non potevo fare scelta migliore.
Avrei eletto, poco dopo bevuta, questa Harveys Sussex Best Bitter la migliore della giornata e forse dell'intero viaggio.
Aroma di luppoli Fuggle che mi ci giocherei la casa, intenso, molto persistente. In bocca viaggia velocissima, secca, frutta secca e leggero toffee con un finale nuovamente luppolato in retronaso. Mezza pinta vola in un istante. Applausi a scena aperta.

Il publican alle mie domande risponde con degli assaggi: mi serve una Thunder Box Porter di Dorset Piddle’s Brewery, tanto floreale da non seguire quasi un filone produttivo americaneggiante, ma con una serie di tostati molto intensi a fare da corredo ad un tono appena di caramellato e di color rubino.
Qui c'era da rimanere ancora un po'. L'ora di pranzo era perfetta: poca gente ed i pochi presenti non erano turisti come me ma gente del posto. Meglio esserci stati poco che non esserci stati per niente!

Un paio di cambi di linee underground e siamo in Fleet Street per recarci in un'altra tappa importante: Ye Olde Cheshire Cheese. L'ingresso è situato non su questa via ma su un vicoletto che vi sbuca, e mi ricorda un po' qualche locale di Edimburgo con questi caratteristici passaggi, la cui esistenza immagino un tempo fossero quasi la regola urbanistica.
Sulla lanterna esterna segnaletica campeggia "rebuilt 1667" e la successione dei regnanti che si sono susseguiti durante questo lungo periodo di attività del pub, e scappano quasi lacrime: consiglio di leggerne un po' la storia a questo link. Il pub è diviso in tre ambienti: una "dining room" con camino acceso, tavoli e sedie ed altre due stanze con bancone e qualche panca. Nel piano inferiore ci sono altre due stanze poi. Il tutto illuminato talmente poco da rendere il luogo magnificamente tetro, pacifico e defaticante, con un silenzio di fondo che non si trova da nessun'altro luogo londinese in cui sono entrato.

Il pub appartiene al gruppo Samuel Smith's e l'omonimo birrificio di Tadcaster piazza alle spine quasi tutte le sue birre, di cui alcune anche in bottiglia in frigo. C'erano cose anche interessanti, ma siccome preferivo qualcosa a pompa alla spina, vado per quelle. Comincio con una Samuel Smith's Old Brewery Bitter, in verità servita molto fredda. Dopo continui servizi a temperatura ambiente, a maggior ragione si nota la differenza in questi casi. Provo ad attendere che si scaldi e migliori, ma ci vorrebbe troppo tempo davvero...Si dimostra buona ma nulla a che vedere con la bitter di Harveys bevuta in mattinata...altro pianeta: questa è troppo maltata e abbastanza uniforme nelle sensazioni che regala, motivo per cui viene trangugiata e basta senza troppe menate.



La successiva sarà la Samuel Smith's Extra Stout, anch'essa molto fredda ma migliore della precedente per complessità ed amaro finale molto lungo.
Non c'è molto tempo nè stimoli per continuare a bere, il pub sta per chiudere lasciando aperta solo la zona pranzo, per cui ne approfittiamo per andar via e scattare qualche altra foto scaldandoci al camino.

Altra tappa del giorno un clamoroso pub, uno di quelli segnati con l'asterisco in cui bisogna almeno entrare. E' il Princess Louise, di cui ho letto nel bellissimo articolo sui diversi stili ed arredi dei pub inglesi dei secoli scorsi. Consiglio anche di leggerne un po' la storia del nome a questo link. Il pub è strutturato per sezioni, così come si usava in passato: ogni classe sociale (donne, lavoratori, borghesia ecc...) avevano accesso solo alla loro porzione di locale, divisa dalle altre con divisori in vetro, legno o specchi, ed ognuna di queste aree aveva un proprio bancone e degli sgabelli o tavoli a seconda del ceto. Anche qui si trovano solamente Samuel Smith's ed è la stessa situazione di Ye Old Cheshire Cheese, ma sapevo ed il motivo è presto spiegato. La fonte è Zhytophile e qui sotto traduco dall'inglese dello storico della birra Martyn Cornell:

"[...]Mentre nessuno, ne sono certo, può rimpiangere la fine dello snobismo sociale e il sessismo che hanno reso necessario che la maggior parte dei pub avessero diversi bar all'interno, io sono nostalgico del pub multi- bar, nonostante quello che rappresentava. Mi piace quello che è successo al Princess Louise in zona High Holborn, Londra, dopo che è stato rilevato dal birrificio dello Yorkshire, Samuel Smith's, attorno al 2006. Samuel Smith's lo restaurò e ritoccò di poco con una certa spesa riportandolo all'aspetto che avrebbe assunto nel 1890, rendendolo completo delle porte del bancone che separano lo spazio aperto in aree più piccole e di pannelli curati, di corridoi con piccole e rotanti finestre opache, ad altezza testa, lungo la parte superiore del bancone che si trova nella rispettiva saletta. I pannelli erano chiusi quando i padroni occupanti il salone non volevano essere visti dalle persone comuni nel bar pubblico, i quali altrimenti sarebbero stati in grado di guardare dalla parte opposta attraverso lo spazio dietro al bancone da cui venivano servite loro pinte di pale ale di livello qualitativo migliore. Potevano essere aperti, tuttavia, quando era il momento di attirare l'attenzione del barista per ordinare un altro drink.

La ristrutturazione ha conquistato il cuore dei giudici del Camra Pub Design Awards nel 2008, che ha dato modo al Princess Louise di vincere il primo premio, commentando che "riflette sia la sua incarnazione di oltre un secolo fa, sia il desiderio del cliente moderno di bere e chiacchierare in un ambiente accogliente, tranquillo e riservato". Bere e chiacchierare, chiacchierare e bere: io non sono sicuro di quale avrei messo al primo posto tra i piaceri del vivere il pub. Ma quando le barriere sociali sono letteralmente venute giù e il pub divenne un'unica grande stanza, sullo sfondo del vociare di tutti gli altri,
è stato reso l'atto del chiacchierare molto più difficile.[...]"

Poco altro da dire a riguardo, parlano solo le foto, il legno ed i marmi osservabili, le decorazioni sul soffitto ed i signori al bancone che annusano e bevono la loro solita birra.

Bisso la Old Brewery Bitter a pompa, qui a temperatura migliore, per sentirmi un po' più bevitore seriale e meno nerd postmoderno.

Torno in questo secolo, saluto e continuo la pub crawl del giorno.
E con il prossimo post concludo.

Cheers!


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