Qualche anno fa nei primi post qui su questo blog mi avventurai nell'osservare la scena pugliese prendendo spunto da un articolo di Francesco Donato sul periodico Movimentobirra, commentando quello che, per sommi capi, c'era di interessante. Erano i primi vagiti di questo movimento in ottica "regionale".
A distanza di qualche anno qualche giro per la Puglia posso dire di averlo fatto più di una volta, per cui ora potrei provare a dare una spolverata al quadro generale.
In particolare, però, vorrei dare risalto alla situazione che si trova nei vari capoluoghi pugliesi in termini di locali, pub, birrerie, escludendo tutto quello che ruota intorno alla produzione e quindi ai birrifici.
Magari può non interessare il lettore non pugliese (credo pochi), ma ogni tanto mi concedo una visione appulo-centrica perchè vivendo qui non si può fare a meno di notare, valutare ed elaborare considerazioni personali.
Le province le hanno abolite, ok. Ma concediamo un ultimo momento di gloria ai capoluoghi come ombellico del circondario. In realtà ce ne sono di luoghi birrari che sorgono in centri minori, ma per questa volta proviamo a far finta che locali in provincia tipo Birrarium, Nincasi, Birreria Birranova ed altri non esistano per niente.
Questo perchè dai capoluoghi, essendo agglomerati più grandi e popolati rispetto ai centri del circondario, tutti si aspetterebbero una maggior concentrazione di offerta, una più alta percezione della qualità e un maggior recepimento del fenomeno birra artigianale.
Ma è davvero così dappertutto? Vediamoli uno per uno, in ordine sparso.
Brindisi
A parte la difficoltà oggettiva nel cercare ulteriori informazioni su google inserendo le parole "birra+brindisi", c'è da dire che ad offrire birra artigianale in città si pensa solamente Gruit, il brewpub che dal 2008 provvede a saziare la sete dei brindisini. Ad oggi non mi risulta ci sia nessun altro luogo di aggregazione per il birrofilo in erba nè tanto meno per quello che vuole coltivare questa passione.
Il brindisino medio sicuramente avrà stretto in tutti questi anni un legame abbastanza stretto con questo luogo, ma di certo per chi volesse cambiare musica ogni tanto non c'è null'altro.
Foggia
Il capoluogo più settentrionale è vero che, sulla carta, è quello più distante dal cuore della produzione birraria pugliese (come sappiamo, localizzata poco a nord e poco a sud di Bari e a Lecce), ma sempre guardando la cartina potrebbe essere quello più vicino al movimento laziale e a quello abruzzese, che tutto mi sembrano tranne che irrilevanti. A quanto pare questo non si sta dimostrando sufficiente a stimolare il nascere di luoghi di aggregazione dove si trovi buona birra artigianale, magari alla spina.
L'unica eccezione è arrivata circa un anno fa con l'apertura di Amarillo 34, il beer shop foggiano che da pochissime settimane si è dotato di un impianto di spillatura a 3 vie, di proprietà e quindi sostanzialmente slegato da logiche di fornitura esclusiva da parte di grandi distributori.
Una piccola speranza, seppur concreta, per i (forse ancora pochi) foggiani desiderosi di bere bene.
Trani
Dalla sesta (ex) provincia non possiamo nominare grandissimi esempi in materia di proposte artigianali. Se contiamo che a Barletta ha chiuso lo scorso anno il brewpub Il Birraio, uno dei primi pugliesi che dal 2003 si avventurò in produzione e mescita, e che nel frattempo poco altro si è sviluppato nè in questa città nè nell'adiacente Andria, bisogna ammettere che la sola a poter vantare qualcosa di rilevante è proprio Trani.
Il brio si deve essenzialmente ai due locali Tortuga e New Tipple, facenti capo ad un unico intraprendente gestore, in cui birre interessanti sicuramente non mancano: al New Tipple, aperto nella stagione fredda, ci concentra una selezione di bottiglie, mentre al Tortuga, aperto da primavera a fine estate, le bottiglie sono affiancate anche da birre alla spina. Anche qui la notizia fresca è che da quest'anno il Tortuga si è dotato di impianto di spillatura indipendente, a 7 vie. Per Trani ed il circondario potrebbe essere un motivo in più per avvicinarsi alla scoperta di prodotti diversi dai soliti dato che il proprietario Luca si presta molto spesso alla ricerca di birre di un certo carattere ed ancora sconosciute ai più.
Lecce
Parlare di birra a Lecce è quasi superfluo, mi viene da dire. Negli anni il movimento che c'è in città è diventato una realtà. Pochi giorni fa ho improvvisato un giro dei più promettenti locali che propongono birre artigianali, così come verificato lo scorso anno in un'altra incursione nel Salento. Devo dire che è la città pugliese dove ha più senso una pub crawl, ovvero una "passeggiata birraria a tappe" saltando di pub in pub per bere di tutto un po', con le dovute e necessarie pause.
Allo storico Prophet (12 vie) ormai si è affiancato l'Orient Express (5 vie), locale che si è riqualificato e riproposto in una veste un po' più giovane, anche e soprattutto nella proposta birraria. Da outsider negli scorsi anni, invece, sta diventando sempre più realtà il Bluebeat Bar (5 vie), localino appena fuori dal centro storico, che in spazi minimali ma accoglienti sta seguendo la scia dei primi due proponendo quasi solamente birre artigianali.
Questi tre locali non hanno un vero impianto di proprietà, c'è da dire, ma sono la dimostrazione che i margini per scegliere prodotti di un certo livello, relegando birre commerciali a poche o ad una sola via del bancone per "tenere in vita" il comodato dell'impianto stesso, ci sono e la via seguita è possibile.
C'è da citare anche Birsciòp, uno dei primi beer shop pugliesi, che può vantare un'interessantissima selezione in bottiglia e talvolta anche in fusto (qui 3 vie al bancone).
Durante questa serata, in cui ho avuto il grande piacere di essere seguito da altri nove appassionati compagni di bevute, sostando un paio d'ore per locale abbiamo avuto modo di bere birre (anche appena commercializzate) attualmente rintracciabili solo in festival o online in bottiglia: Kiss Me Lipsia, Suprema Ratio (Ducato), Bionic IPA (Brewfist), Seta Special (Rurale), Nigredo (Italiano) senza contare birre in bottiglia come Gueuze (3 Fonteinen), Puncheon, Merica (Praire), Salty Angel (Toccalmatto).
Non mi risulta che una tale offerta abbia eguali negli altri capoluoghi, anzi nel meridione direi che si possono contare sulle dita di una sola mano le città dove c'è una rotazione di birre simile e dove i locali lavorano sinergicamente insieme per non essere ridondanti nell'offerta, dividendosi le novità a vicenda e facendo gruppo come avviene proprio a Lecce.
E assistere agli stessi publican che ti si accodano nella pub crawl non può che esserne la dimostrazione lampante.
"Sono innamorato nello stesso modo di entrambe i lati del banco" (cit.).
Taranto
Ebbene sì, neanche la città dei due mari è rimasta indifferente al crescente interesse per la birra artigianale. Se fino allo scorso anno regnava la calma piatta, da pochi mesi ci ha pensato il Tabir a solleticare l'interesse dei tarantini. Il locale si trova in una zona centrale della città e dispone di un impianto ad 8 vie, anche qui indipendente. Alla spina in questi mesi si sono alternati sia birre pugliesi che nazionali e non, con un occhio di riguardo verso la Baviera e la Franconia (Mahr's, St. Georgen). Paradossalmente, quindi, uno dei locali interessanti più giovani in termini di tempi di apertura si presenta già meglio di altri più longevi e che godono di ben più alta considerazione altrove ma che, in fin dei conti, fanno ben poco per portare alle spine prodotti interessanti, nuovi e meritevoli.
Il Tabir mi sembra davvero un bel luogo: qualche giorno fa ci sono stato e finalmente ho potuto respirarne l'atmosfera. Non mancano neppure interessanti proposte in bottiglia ed il clima è assolutamente giovanile e scanzonato. I presupposti per un bel successo, in vista anche dell'imminente stagione estiva, direi che ci sono.
Bari
Dal capoluogo di regione ci si aspetterebbe ben altra cosa: in proporzione il numero di abitanti, la posizione geografica e qualche comodità logistica in più avrebbero dovuto giocare un ruolo importante in questi anni. Invece a spiccare non ci vedo moltissimo e quello che è nato in questi ultimi tempi non direi abbia fatto fare un salto di qualità vero e proprio alla città.
Lo storico Windigo, che ha da poco superato il traguardo dei 10 anni di attività, si consolida con la sua offerta di birre belghe molto vicina ad un approccio commerciale, con qualche eccezione di birre italiane in bottiglia.
Da un paio d'anni è attivo anche Fermento, beer shop dal simile approccio con un banco spine di 3 vie su cui l'artigianale si affaccia seppur non con la prorompenza dei prodotti che anche il panorama italiano può offrire. In bottiglia invece qualcosa in più si presenta, spesso dall'Italia.
Circa un anno fa invece nasceva Eataly con annessa birreria e banco spine a 10 vie. Gli accordi commerciali, però, credo influiscano parecchio dal momento che ci si può far spillare solamente le birre della già citata Birreria Eataly Bari, Borgo, Baladin e praticamente nient'altro tranne in occasione di eventi. In bottiglia invece l'offerta c'è e non è limitata solo a questi nomi, ma bisogna anche sapersi orientare e sapere già quello che si cerca per evitare di perdersi tra le corsie dell'area birra.
Da qualche mese, invece, è in attività Hop!, un locale in zona alquanto centrale che può vantare la bellezza di un impianto spine da 15 vie. Non indipendente. La gioia va ridimensionata non appena ci si ritrova di fronte ai nomi delle birre, ahimè quasi tutte commerciali prettamente belghe, con qualche barlume italiano ed americano. Con una tale estensione del bancone ritengo non fosse così poco sensato auspicare apparizioni meno rare di prodotti non commerciali, ma il punto è un altro: la mancata indipendenza dell'impianto, e quindi il legame con il principale distributore in città ed in Puglia, non rendono possibile questo scenario, per cui credo proprio che la potenza di fuoco di un impianto spine a doppia cifra si trovi ad essere inevitabilmente vanificata da questa scelta. A mio parere è un grande peccato, ma come in ogni contesto bisogna sempre capire le reali intenzioni di chi è dall'altra parte del bancone e quanta volontà c'è di portare vera qualità nel bicchiere.
Di imminente apertura sono invece ben due locali. Il primo è il Bilabì, brewpub di cui accennavo qualche giorno fa, che nei pressi del Politecnico potrebbe davvero coinvolgere la clientela più giovane con le artigianali di sua produzione. A giorni dovrei recarmi a dare un'occhiata nel locale e saprò dire di più, ma ho il presentimento che qualcosa di buono dovrebbe venir fuori.
Terza ed ultima apertura per ora intercettata sarà quella del Windigo Summer. Si dovrebbe trattare della location estiva dello storico locale Windigo, e tutto fa pensare che si alternerà al "pub maggiore" solo durante i mesi estivi. Dalle prime immagini social pare che il bancone sarà dotato di 4 vie: non è dato sapere cosa ospiteranno in futuro ma esordirà con classici belgi da grande distribuzione, da quanto si apprende. Dimenticavo di sottolineare la collocazione: si trova in Piazza Mercantile, ovvero il cuore della movida barese. Mi congratulo per la scelta della location, anche se a dire il vero dovrebbe stupire ancor di più pensare come nessuno prima d'ora abbia programmato di sfruttare l'altissima affluenza di quella zona per assicurarsi alti consumi, quindi veloci rotazioni di fusti, e così sfondare con birre artigianali. Chissà se questa sarà l'intenzione alla base del progetto: voglio sperarlo con tutto il cuore per i baresi, perchè se così non fosse sarebbe un'altra occasione persa per la birra di qualità e per la città stessa.
Matera (bonus track)
Quasi quasi la includerei in questa panoramica: benchè al di là dei confini regionali, la città è alquanto vicina al nostro movimento. E' sicuramente apprezzabile lo sforzo del publican Gaetano del Groove, che da qualche anno al suo impianto di proprietà fa ruotare sia birre pugliesi che prodotti nazionali ed europei, cercando di spezzare le abitudini "dure a morire" del consumatore medio e del dominio del suddetto principale distributore che di certo non si sforza di far compiere neppure alla città lucana un salto in avanti in termini di qualità.
La città sta rispondendo con un'inerzia oserei dire quasi prevedibile, ma credo e spero che alla lunga l'impegno e la convinzione del Groove nel proporre ottime birre riceveranno la giusta considerazione ed un adeguato apprezzamento.
A questo punto qualche conclusione è necessaria.
Oddio...mica tanto necessaria. Per chi si trovasse a giudicare questo panorama da fuori è piuttosto facile capire che non ci sono così tanti motivi per cui gioire.
Ciò che appare evidente è la mancanza di volontà di fare passi in avanti verso l'indipendenza rispetto ai maggiori distributori. Qualsiasi locale di nuova apertura dovrebbe riflettere sul fatto che l'iniziale costo di un impianto di proprietà ripagherà in termini di maggiori margini, maggiore interesse della clientela, maggiore visibilità e contemporaneità riguardo al concetto di pub, che non può più essere quello di 10-20 anni fa, legato ai soliti marchi commerciali o ai soliti distributori. Certo, poi ci dovrebbe essere una persona che di fusti, conservazione, servizio se ne intenda, e che magari venga da un recente passato da appassionato di vera birra di qualità (non vale chi ha fatto una visita in Belgio da Palm, in Irlanda alla Guinness o sia andato una volta all'Oktoberfest...non vi illudete!).
Con questo j'accuse mi riferisco soprattutto alla città di Bari: non che altrove questo gap non ci sia, anzi l'ho documentato. Ma mi sembra davvero paradossale che una città con un potenziale bacino d'utenza elevato e con così tanti tra birrifici e beer firm nei dintorni non sia stata in grado di uscire da un letargo decennale.
Gli stessi produttori pugliesi fanno fatica a trovare adeguati spazi in città. O meglio, in bottiglia l'artigianale viaggia ma è il fusto il punto dolente. Quel fusto su cui non tutti i birrai puntavano in passato ma che ora sta necessariamente diventando importante perchè sono quei consumi a fare la differenza e a fare i numeri. E con una certa soddisfazione posso dire di sostenere questa filosofia da tempo e di aver trovato conferma nel tempo e nei fatti. Per chi rifiuta ancora di credere a questo, consiglio di farsi un giro tra i birrifici pugliesi e di interrogare i birrai: la risposta non sarà così diversa da questa mia interpretazione.
Affianco alla questione dell'indipendenza bisogna accostarne almeno un altro paio: rotazione e ricerca dei prodotti. Non si può più pensare di destare interesse e trovare seguito proponendo birre commerciali le cui scarse caratteristiche qualitative stanno diventando avvertibili da una platea sempre più ampia. Attraverso social, blog, forum e web in generale non ci vuole poi così tanto ad informarsi sugli ultimi prodotti, su stili birrari più apprezzati attualmente, su chicche locali o nazionali da poter sottoporre alla curiosità dei consumatori. Non mi sembra di notare in città come Brindisi, Bari e Foggia grande volontà di impegnarsi in questo senso, e non credo di sbagliarmi altrimenti da maniaco di birra artigianale non sarei stato "costretto" a spostarmi fino a Lecce per bere qualcosa di cui avevo ultimamente solo sentito e mai gustato in queste città.
Piuttosto mi fa strano che ancora si debba dirlo, che ancora si debba mettere l'accento su questi punti chiave che in tutta Italia (per non parlare del resto del mondo) si stanno rivelando punti fermi e pietra angolare che ha costruito questo intero movimento.
La birra artigianale in Italia ha compiuto 18 anni poco fa, è praticamente adulta ed i pub indipendenti sono una realtà in molte località del centro-nord.
In Puglia siamo forse in fase di pubertà.
E allora, ammesso che sia così, a quando lo sviluppo di veri attributi?
Cheers!
A distanza di qualche anno qualche giro per la Puglia posso dire di averlo fatto più di una volta, per cui ora potrei provare a dare una spolverata al quadro generale.
In particolare, però, vorrei dare risalto alla situazione che si trova nei vari capoluoghi pugliesi in termini di locali, pub, birrerie, escludendo tutto quello che ruota intorno alla produzione e quindi ai birrifici.
Magari può non interessare il lettore non pugliese (credo pochi), ma ogni tanto mi concedo una visione appulo-centrica perchè vivendo qui non si può fare a meno di notare, valutare ed elaborare considerazioni personali.
Questo perchè dai capoluoghi, essendo agglomerati più grandi e popolati rispetto ai centri del circondario, tutti si aspetterebbero una maggior concentrazione di offerta, una più alta percezione della qualità e un maggior recepimento del fenomeno birra artigianale.
Ma è davvero così dappertutto? Vediamoli uno per uno, in ordine sparso.
Brindisi
A parte la difficoltà oggettiva nel cercare ulteriori informazioni su google inserendo le parole "birra+brindisi", c'è da dire che ad offrire birra artigianale in città si pensa solamente Gruit, il brewpub che dal 2008 provvede a saziare la sete dei brindisini. Ad oggi non mi risulta ci sia nessun altro luogo di aggregazione per il birrofilo in erba nè tanto meno per quello che vuole coltivare questa passione.
Il brindisino medio sicuramente avrà stretto in tutti questi anni un legame abbastanza stretto con questo luogo, ma di certo per chi volesse cambiare musica ogni tanto non c'è null'altro.
Foggia
Il capoluogo più settentrionale è vero che, sulla carta, è quello più distante dal cuore della produzione birraria pugliese (come sappiamo, localizzata poco a nord e poco a sud di Bari e a Lecce), ma sempre guardando la cartina potrebbe essere quello più vicino al movimento laziale e a quello abruzzese, che tutto mi sembrano tranne che irrilevanti. A quanto pare questo non si sta dimostrando sufficiente a stimolare il nascere di luoghi di aggregazione dove si trovi buona birra artigianale, magari alla spina.
Una piccola speranza, seppur concreta, per i (forse ancora pochi) foggiani desiderosi di bere bene.
Trani
Dalla sesta (ex) provincia non possiamo nominare grandissimi esempi in materia di proposte artigianali. Se contiamo che a Barletta ha chiuso lo scorso anno il brewpub Il Birraio, uno dei primi pugliesi che dal 2003 si avventurò in produzione e mescita, e che nel frattempo poco altro si è sviluppato nè in questa città nè nell'adiacente Andria, bisogna ammettere che la sola a poter vantare qualcosa di rilevante è proprio Trani.
Il brio si deve essenzialmente ai due locali Tortuga e New Tipple, facenti capo ad un unico intraprendente gestore, in cui birre interessanti sicuramente non mancano: al New Tipple, aperto nella stagione fredda, ci concentra una selezione di bottiglie, mentre al Tortuga, aperto da primavera a fine estate, le bottiglie sono affiancate anche da birre alla spina. Anche qui la notizia fresca è che da quest'anno il Tortuga si è dotato di impianto di spillatura indipendente, a 7 vie. Per Trani ed il circondario potrebbe essere un motivo in più per avvicinarsi alla scoperta di prodotti diversi dai soliti dato che il proprietario Luca si presta molto spesso alla ricerca di birre di un certo carattere ed ancora sconosciute ai più.
Lecce
Parlare di birra a Lecce è quasi superfluo, mi viene da dire. Negli anni il movimento che c'è in città è diventato una realtà. Pochi giorni fa ho improvvisato un giro dei più promettenti locali che propongono birre artigianali, così come verificato lo scorso anno in un'altra incursione nel Salento. Devo dire che è la città pugliese dove ha più senso una pub crawl, ovvero una "passeggiata birraria a tappe" saltando di pub in pub per bere di tutto un po', con le dovute e necessarie pause.
Allo storico Prophet (12 vie) ormai si è affiancato l'Orient Express (5 vie), locale che si è riqualificato e riproposto in una veste un po' più giovane, anche e soprattutto nella proposta birraria. Da outsider negli scorsi anni, invece, sta diventando sempre più realtà il Bluebeat Bar (5 vie), localino appena fuori dal centro storico, che in spazi minimali ma accoglienti sta seguendo la scia dei primi due proponendo quasi solamente birre artigianali.
Questi tre locali non hanno un vero impianto di proprietà, c'è da dire, ma sono la dimostrazione che i margini per scegliere prodotti di un certo livello, relegando birre commerciali a poche o ad una sola via del bancone per "tenere in vita" il comodato dell'impianto stesso, ci sono e la via seguita è possibile.
C'è da citare anche Birsciòp, uno dei primi beer shop pugliesi, che può vantare un'interessantissima selezione in bottiglia e talvolta anche in fusto (qui 3 vie al bancone).
Durante questa serata, in cui ho avuto il grande piacere di essere seguito da altri nove appassionati compagni di bevute, sostando un paio d'ore per locale abbiamo avuto modo di bere birre (anche appena commercializzate) attualmente rintracciabili solo in festival o online in bottiglia: Kiss Me Lipsia, Suprema Ratio (Ducato), Bionic IPA (Brewfist), Seta Special (Rurale), Nigredo (Italiano) senza contare birre in bottiglia come Gueuze (3 Fonteinen), Puncheon, Merica (Praire), Salty Angel (Toccalmatto).
Non mi risulta che una tale offerta abbia eguali negli altri capoluoghi, anzi nel meridione direi che si possono contare sulle dita di una sola mano le città dove c'è una rotazione di birre simile e dove i locali lavorano sinergicamente insieme per non essere ridondanti nell'offerta, dividendosi le novità a vicenda e facendo gruppo come avviene proprio a Lecce.
E assistere agli stessi publican che ti si accodano nella pub crawl non può che esserne la dimostrazione lampante.
"Sono innamorato nello stesso modo di entrambe i lati del banco" (cit.).
Taranto
Ebbene sì, neanche la città dei due mari è rimasta indifferente al crescente interesse per la birra artigianale. Se fino allo scorso anno regnava la calma piatta, da pochi mesi ci ha pensato il Tabir a solleticare l'interesse dei tarantini. Il locale si trova in una zona centrale della città e dispone di un impianto ad 8 vie, anche qui indipendente. Alla spina in questi mesi si sono alternati sia birre pugliesi che nazionali e non, con un occhio di riguardo verso la Baviera e la Franconia (Mahr's, St. Georgen). Paradossalmente, quindi, uno dei locali interessanti più giovani in termini di tempi di apertura si presenta già meglio di altri più longevi e che godono di ben più alta considerazione altrove ma che, in fin dei conti, fanno ben poco per portare alle spine prodotti interessanti, nuovi e meritevoli.
Il Tabir mi sembra davvero un bel luogo: qualche giorno fa ci sono stato e finalmente ho potuto respirarne l'atmosfera. Non mancano neppure interessanti proposte in bottiglia ed il clima è assolutamente giovanile e scanzonato. I presupposti per un bel successo, in vista anche dell'imminente stagione estiva, direi che ci sono.
Bari
Dal capoluogo di regione ci si aspetterebbe ben altra cosa: in proporzione il numero di abitanti, la posizione geografica e qualche comodità logistica in più avrebbero dovuto giocare un ruolo importante in questi anni. Invece a spiccare non ci vedo moltissimo e quello che è nato in questi ultimi tempi non direi abbia fatto fare un salto di qualità vero e proprio alla città.
Lo storico Windigo, che ha da poco superato il traguardo dei 10 anni di attività, si consolida con la sua offerta di birre belghe molto vicina ad un approccio commerciale, con qualche eccezione di birre italiane in bottiglia.
Da un paio d'anni è attivo anche Fermento, beer shop dal simile approccio con un banco spine di 3 vie su cui l'artigianale si affaccia seppur non con la prorompenza dei prodotti che anche il panorama italiano può offrire. In bottiglia invece qualcosa in più si presenta, spesso dall'Italia.
Circa un anno fa invece nasceva Eataly con annessa birreria e banco spine a 10 vie. Gli accordi commerciali, però, credo influiscano parecchio dal momento che ci si può far spillare solamente le birre della già citata Birreria Eataly Bari, Borgo, Baladin e praticamente nient'altro tranne in occasione di eventi. In bottiglia invece l'offerta c'è e non è limitata solo a questi nomi, ma bisogna anche sapersi orientare e sapere già quello che si cerca per evitare di perdersi tra le corsie dell'area birra.
Di imminente apertura sono invece ben due locali. Il primo è il Bilabì, brewpub di cui accennavo qualche giorno fa, che nei pressi del Politecnico potrebbe davvero coinvolgere la clientela più giovane con le artigianali di sua produzione. A giorni dovrei recarmi a dare un'occhiata nel locale e saprò dire di più, ma ho il presentimento che qualcosa di buono dovrebbe venir fuori.
Terza ed ultima apertura per ora intercettata sarà quella del Windigo Summer. Si dovrebbe trattare della location estiva dello storico locale Windigo, e tutto fa pensare che si alternerà al "pub maggiore" solo durante i mesi estivi. Dalle prime immagini social pare che il bancone sarà dotato di 4 vie: non è dato sapere cosa ospiteranno in futuro ma esordirà con classici belgi da grande distribuzione, da quanto si apprende. Dimenticavo di sottolineare la collocazione: si trova in Piazza Mercantile, ovvero il cuore della movida barese. Mi congratulo per la scelta della location, anche se a dire il vero dovrebbe stupire ancor di più pensare come nessuno prima d'ora abbia programmato di sfruttare l'altissima affluenza di quella zona per assicurarsi alti consumi, quindi veloci rotazioni di fusti, e così sfondare con birre artigianali. Chissà se questa sarà l'intenzione alla base del progetto: voglio sperarlo con tutto il cuore per i baresi, perchè se così non fosse sarebbe un'altra occasione persa per la birra di qualità e per la città stessa.
Matera (bonus track)
Quasi quasi la includerei in questa panoramica: benchè al di là dei confini regionali, la città è alquanto vicina al nostro movimento. E' sicuramente apprezzabile lo sforzo del publican Gaetano del Groove, che da qualche anno al suo impianto di proprietà fa ruotare sia birre pugliesi che prodotti nazionali ed europei, cercando di spezzare le abitudini "dure a morire" del consumatore medio e del dominio del suddetto principale distributore che di certo non si sforza di far compiere neppure alla città lucana un salto in avanti in termini di qualità.
La città sta rispondendo con un'inerzia oserei dire quasi prevedibile, ma credo e spero che alla lunga l'impegno e la convinzione del Groove nel proporre ottime birre riceveranno la giusta considerazione ed un adeguato apprezzamento.
A questo punto qualche conclusione è necessaria.
Oddio...mica tanto necessaria. Per chi si trovasse a giudicare questo panorama da fuori è piuttosto facile capire che non ci sono così tanti motivi per cui gioire.
Ciò che appare evidente è la mancanza di volontà di fare passi in avanti verso l'indipendenza rispetto ai maggiori distributori. Qualsiasi locale di nuova apertura dovrebbe riflettere sul fatto che l'iniziale costo di un impianto di proprietà ripagherà in termini di maggiori margini, maggiore interesse della clientela, maggiore visibilità e contemporaneità riguardo al concetto di pub, che non può più essere quello di 10-20 anni fa, legato ai soliti marchi commerciali o ai soliti distributori. Certo, poi ci dovrebbe essere una persona che di fusti, conservazione, servizio se ne intenda, e che magari venga da un recente passato da appassionato di vera birra di qualità (non vale chi ha fatto una visita in Belgio da Palm, in Irlanda alla Guinness o sia andato una volta all'Oktoberfest...non vi illudete!).
Con questo j'accuse mi riferisco soprattutto alla città di Bari: non che altrove questo gap non ci sia, anzi l'ho documentato. Ma mi sembra davvero paradossale che una città con un potenziale bacino d'utenza elevato e con così tanti tra birrifici e beer firm nei dintorni non sia stata in grado di uscire da un letargo decennale.
Gli stessi produttori pugliesi fanno fatica a trovare adeguati spazi in città. O meglio, in bottiglia l'artigianale viaggia ma è il fusto il punto dolente. Quel fusto su cui non tutti i birrai puntavano in passato ma che ora sta necessariamente diventando importante perchè sono quei consumi a fare la differenza e a fare i numeri. E con una certa soddisfazione posso dire di sostenere questa filosofia da tempo e di aver trovato conferma nel tempo e nei fatti. Per chi rifiuta ancora di credere a questo, consiglio di farsi un giro tra i birrifici pugliesi e di interrogare i birrai: la risposta non sarà così diversa da questa mia interpretazione.
Affianco alla questione dell'indipendenza bisogna accostarne almeno un altro paio: rotazione e ricerca dei prodotti. Non si può più pensare di destare interesse e trovare seguito proponendo birre commerciali le cui scarse caratteristiche qualitative stanno diventando avvertibili da una platea sempre più ampia. Attraverso social, blog, forum e web in generale non ci vuole poi così tanto ad informarsi sugli ultimi prodotti, su stili birrari più apprezzati attualmente, su chicche locali o nazionali da poter sottoporre alla curiosità dei consumatori. Non mi sembra di notare in città come Brindisi, Bari e Foggia grande volontà di impegnarsi in questo senso, e non credo di sbagliarmi altrimenti da maniaco di birra artigianale non sarei stato "costretto" a spostarmi fino a Lecce per bere qualcosa di cui avevo ultimamente solo sentito e mai gustato in queste città.
Piuttosto mi fa strano che ancora si debba dirlo, che ancora si debba mettere l'accento su questi punti chiave che in tutta Italia (per non parlare del resto del mondo) si stanno rivelando punti fermi e pietra angolare che ha costruito questo intero movimento.
La birra artigianale in Italia ha compiuto 18 anni poco fa, è praticamente adulta ed i pub indipendenti sono una realtà in molte località del centro-nord.
In Puglia siamo forse in fase di pubertà.
E allora, ammesso che sia così, a quando lo sviluppo di veri attributi?
Cheers!
Ciao Angelo! Che bel post! Ti segnalo che dal mese scorso ad eataly una dell 9 vie è dedicata ad un birrificio pugliese, in questo periodo c'è Svevo! Cheers ;) Achille
RispondiEliminaAh, bene così...è già qualcosa! :D
EliminaCheers!
Il problema poi di Piazza Mercantile è che anche l' pare che non ci sia grossa indipendenza nella gestione stessa dei locali, intesi proprio come spazi, immobili. Sembra sia tutto in mano ad un giro di soliti noti, politici, nel migliore dei casi...i quali non credo siano troppo interessati alla birra artigianale! E anche laddove si potesse trovare uno spazio "sano", immagino che i costi di affitto e tasse rederebbero il tutto un'operazione difficile da sostenere e molto rischiosa. Achille
RispondiEliminaPrima di parlare di indipendenza dei locali, di prodotti "differenti" o di attributi non sviluppati. Cerchiamo di pensare alla fatica che questo locali fanno per creare in Puglia una cultura birraria o a come questo prodotti "commerciali" vengano proposti. Parlando da Biersommelier, preferirei bere una birra commerciale servita come si dovrebbe e non una non commerciale bevuta in un bicchiere sporco
RispondiEliminaNoi gestori, non tutti, cerchiamo di fare e dare il massimo per poter mettere le basi ad una cultura che da noi ancora non c'è.
Rosario, Fermento Beershop.
Ciao Rosario!
EliminaChiaramente non è facile, ho omesso di dirlo però è anche vero che altrove succede che proponi oggi, proponi domani, arriva un giorno in cui il cliente si comincia a spingere verso un prodotto un po' più costoso ma più meritevole.
La preferenza di cui parlavi commerciale-ben servita / artigianale-mal servita ci può stare, ma c'è un problema: molte commerciali hanno davvero fatto il loro tempo, non hanno più senso in un mercato ed in una "moda" dell'artigianale (diciamo le cose come stanno) che non si capisce perchè non dovrebbe poter invadere anche Bari.
Concordo con te sulla cultura...ma prendi l'esempio del Ma che siete venuti a fa' di Roma (lo so...può sembrare un esempio forte): mica ci ha messo un paio d'anni per emergere, eppure a distanza di tempo è la Mecca indiscussa d'Italia.
Perchè non osare anche a Bari? Abbiamo l'esempio di Lecce, che di certo non ha le dimensioni di Roma.
Non credo sarebbe anche più difficile di 12 anni fa...
Se solo i baresi girassero di più per mete birrarie di altre città, forsesi farebbero le mie stesse domande.
Io preferisco bere un'ottima birra artigianale servita come Cristo comanda :D
EliminaCippone male assoluto...
Sei troppo modesto: sono calabrese, e ti seguo a distanza. E immagino ci siano tanti altri come me ;)
RispondiEliminaBellissima la prima vignetta!
Venendo all'articolo, essendo tu riferimento per la Puglia, in base a quello che periodicamente leggo avete un buon movimento, e le conferme sono i concorsi, ma soprattutto gli eventi. E - per tua immensa gioia - una community di homebrewers invidiabile!
Ciao Matteo, grazie!
EliminaDiciamo che scena hb, birrifici e birreria sono discorsi molto diversi tra loro. Certo hanno un filo comune, ma non è tutto oro quello che luccica!
Cheers!
Salve,
RispondiEliminarappresento il pub e beershop HOP! citato nell'articolo, mi sento in dovere anche io, come Rosario del Fremento, di sottolineare un paio di questioni che riassumo in tre punti
primo punto:Birra artigianale non significa necessariamente birra di qualità.
Ho diversi anni di esperienza nel settore e posso garantire che proprio per il su citato momento di "moda delle artigianali" assistiamo ad aperture di birrifici la cui conoscenza del prodotto birra è pari allo zero.
Quando esplode una moda e il fenomeno si massifica ecco apparire birrifici il cui unico scopo e' fare profitto e non fare qualità.
Mi guarderei bene quindi dal definire una birra artigianale superiore a priori.
secondo punto: tradizione brassicola. Sminuire birre europee SECOLARI, ovvero che hanno secoli di tradizione e vengono ancora ottenute con cura delle materie prime e paragonarle a birre artigianali in un paese la cui tradizione birraia e' cosa introdotta molto successivamente, mi sembra un po' presuntuoso. Sarebbe un po' come fare un paragone, per assurdo, tra dell'ottimo grana padano e un simil artigianale francese e magari scandalizzarsi se nella sua regione francese di produzione venga commercializzato il prodotto italiano originale...i prodotti potrebbe sempre e comunque coesistere.
Non bisogna dimenticare i paesi di origine della birra e non dare per scontato che tutte le produzioni industriali siano uguali.
Vi assicuro che ci sono aziende molto serie che producono birre di altissimo livello e che mantengono standard produttivi che molti birrifici artigianali se li dimenticano.
Terzo Punto: stabilito che noi abbiamo già fatto "girare" 9 birre alla spina artigianali, italiane e non ,in 5 mesi (ti invito quindi a informati meglio prima di scrivere articoli su quello che i locali hanno o non hanno) c'e' un altro problema legato alle birre artigianali italiane.
il costo al litro della stessa e' davvero molto elevato, al livello di birre di alto grado alcolico (accise piu' alte) e di prodotti che devono attraversare un oceano per arrivare fino alle nostre spine...ti lascio immaginare la motivazione...
tuttavia ti assicuro che sono davvero pochi i clienti disposti a pagare una birra 12-15 euro al litro, non tutti conoscono a fondo questo mondo e non tutti ne sono interessati, ovvero c'e' tanta gente che vuole farsi una birra e una chiacchiera in compagnia e che vuole semplicemente una buona birra, non una birra artigianale rara.
Un prodotto fresco che staziona troppi giorni sull'impianto non e' un prodotto buono come potrai immaginare.
inoltre un piccolo birrificio non ha sempre la forza economica per realizzare un impianto spina che costa migliaia di euro e la posssibilità di avere una rete di distribuzione capillare, il che rende tutta la manovra ancora piu' complessa e difficile da realizzare (per loro e per noi)
E' compito degli esercenti come noi o Rosario cercare di instillare nei clienti curiosità o far scaturire passione per il prodotto birra, e non è un compito facile.
Tutti i cambiamenti vanno affrontati con la dovuta consapevolezza e i dovuti tempi, senza dimenticare da dove tutto e' nato.
Dovreste fare un giro per i locali e testare la cultura e la tecnica con cui viene spillata la birra prima di guardare ciecamente a cio' che la moda impone.
Sarei lieto di averti ospite alla serata di degustazione delle americane ARTIGIANALI il 28 Aprile presso la nostra sede (ne eri a conoscenza?).
detto questo sono sicuro che il fenomeno birre artigianali in italia si espanderà sempre piu' e che molti birrifici apriranno i battenti offrendoci chicche e prodotti di alta qualità ma altrettanti chiuderanno poichè privi di solide basi e privi di passione.
Non e' oro tutto cio' che luccica.
Marcello dell'HOP!
Salve Marcello.
Elimina-Sull'artigianale che non è sinonimo di qualità concordo, a patto che non lo si usi come alibi nel rifugiarsi nelle birre industriali, dal costo più basso e dai margini più alti, che sì hanno costanza produttiva ma livello qualitativo appena soddisfacente. Non ho mai definito una artigianale superiore a priori, ma non si possono omettere le differenze che ci sono tra le due bevande. Che poi i birrifici sono troppi e non tutti validi lo sostengo da tempo, anzi, quasi sempre "mi tirano le pietre" per questo.
-La tradizione brassicola è possibile che sia un concetto su cui adagiarsi a prescindere dalla qualità della birra che percepiamo bevendo? Chiunque passi da una bruna belga qualsiasi ad una vera dubbel artigianale (anche una "semplice" trappista) nota eccome le differenze! C'è birra e birra, anche all'interno della stessa tradizione e luogo di provenienza. Per esempio, una Caulier Blond è minimamente paragonabile ad una Zinnebir di De La Senne? Di che stiamo parlando, di qualità palpabile o di semplici slogan? Ammettiamo pure che le italiane facciano pietà (e non è del tutto vero), ma dal Belgio c'è tantissima roba di vera qualità, non solo le certe bevande "al gusto di birra". E permettimi di dire che l'esperienza va accostata alla conoscenza e all'approfondimento della materia, degli stili, degli standard, dei saperi e dei sapori da cercare in una birra...e della degustazione. Non parlo del cliente, parlo del gestore: degustare una birra, capire se è cattiva, buona o eccellente deve essere una priorità che possa poi essere d'aiuto e di supporto nel consigliare ai consumatori prodotti davvero meritevoli. Se poi l'obiettivo è dare da bere mettendo da parte qualsiasi cosa, non sono nessuno per impedire ciò, in cuor mio da appassionato però non posso che condannarlo perchè non rappresenta al meglio il mondo della birra e i veri artigiani che ci stanno dietro.
-Detto sinceramente, se 9 spine artigianali in 5 mesi ti sembrano tanto...mi sa che sono io a dover invitare te a girare qualche locale in più, senza presunzione, dato che frequentemente lo faccio sia in zona che in Italia e all'estero, e fortunatamente compagni di bevute non mancano. Basta spostarsi verso Lecce anche, per non parlare di Roma.
So bene le problematiche dell'impianto e dei giorni di stazionamento di un fusto, ho lavorato in beer shop per 1 anno. Sta molto anche nel dimensionamento dell'impianto, sicuramente è una situazione che con 15 vie è enfatizzata, credo concorderai con me a riguardo.
Tra l'altro sulla freschezza del prodotto bisognerebbe sì parlarne ma cominciare a parlarne a monte, dai distributori. Non bisogna solo preoccuparsi di finire i fusti una volta attaccati, ma anche di come arrivano quei fusti in birreria. Se birre molto luppolate, per esempio, partono dagli USA mesi e mesi prima e poi passano altri mesi per giungere alle spine, mi spieghi chi esprime meglio la qualità in quel caso? A parità di tutto: un'italiana (tra quelle buone) con 2 mesi di vita o una americana a quasi 1 anno di distanza (quando va bene) dalla data di produzione? Parliamone...
-Concludo sottolineando che, dato che è compito vostro far capire il mondo della birra, avete in mano una grande missione. Lo scopo di questo post era appunto quello di incitarvi a non perdervi dietro a birre che non meritano ed il cui risparmio in termini di costo non giustifica più di tanto la scelta: il cliente ormai è pronto per sperimentare ed assaggiare cose nuove e cose migliori e premia coloro che assecondano queste esigenze, soprattutto in una piazza come Bari. Per fare ciò serve anche svincolarsi dai soliti canali.
Poi ognuno è libero di fare le proprie scelte, così come io o tanti appassionati siamo liberi di commentare queste scelte e di farci un'idea a riguardo.
Ad ogni modo, grazie per aver esposto il tuo parere: il confronto è sempre ben accetto!
Angelo
Marcello, saresti così gentile da fornirci l'elenco delle birre attualmente disponibili nel tuo locale?
EliminaGiusto per capire... altrimenti si corre il rischio di fare solo dei discorsi sterili.
Ciao Angelo! Leggo sempre con piacere il tuo blog che mi tiene aggiornata su quel che accade a "casa" (ora vivo a Torino dove finalmente un pò d'aria nuova comincia a tirare :-D ) Leggo con piacere che finalmente qualcuno comincia a fare un pò di cultura brassicola anche nel foggiano. Spero di poterci fare presto um salto!. Cheers!! Elena
RispondiEliminaCiao Elena.
EliminaMi fa piacere apprezzi e sono contento del tuo interesse per la tua terra, si sta muovendo qualcosa nel foggiano ed arriveranno altri novità ancora, ti garantisco.
Cheers!
Angelo non ti sfiatare, tutto fiato sprecato.
RispondiEliminaForza ragazzi mettiamo insieme tutte le forze e facciamo nascere pub indipendenti e vedrete che a vendere birra artigianale di scarsa qualità ;) qualche soddisfazione ce la togliamo.
nel frattempo vi dedico questo video.
https://www.youtube.com/watch?v=wn0WBhhJHdw
Il tarlo in testa, come sai, ce l'ho...
EliminaIl tempo è galantuomo.
Effettivamente è fiato sprecato ;)
RispondiEliminaMarcello
Troppo facile così!
RispondiEliminaTira fuori la lista delle tue birre alla spina e vediamo se sono di qualità :)
Sulla nostra pagina fb potrai trovare parte delle birre che sono passate dai nostri spillatori! Purtroppo sono state cosi tante che alcune ce le siamo perse come comunicazione. A livello italiano artigianale abbiamo avuto ospiti il birrificio Toccalmatto e Decimoprimo e di certo non ci fermeremo qui. Vienici a trovare Michele poichè parlare di dubbi sulla qualità per via telematica lascia il tempo che trova. Come dici tu cosi son buoni tutti ;) !
RispondiEliminaVi aspettiamo per una bella chiacchierata di fronte ad una birra! Il confronto dal vivo è sempre motivo di stimolo di crescita personale e di ampliamento delle proprie idee. :)
Domenico, Hop! staff