La buona birra nobilita il publican

Non resisto al richiamo di qualche bevuta serale e seriale, nonostante la mole di concentrazione che mi è richiesta in questo periodo.
Se poi mettiamo il bisogno di refrigerio, qualche serata libera, il fascino di una tranquilla località nel verde, un banco spine a doppia cifra e una scontistica infrasettimanale sul costo della pinta, anche i poco comodi 40 km di distanza dal Pecora Nera di Cassano Murge (BA) possono tranquillamante passare in secondo piano.


Il locale ha degli interni davvero unici che sorprendono: ammiccano alle roadhouses americane, a taverne di passaggio da vivere con tutta la rilassatezza del caso. Tanto legno, luci basse, tappi ed oggettistica birraria non banale un po' ovunque sulle pareti, e poi sembra ben frequentato e starci è un piacere.
Fortunatamente d'estate il gestore Pino ed i suoi due figli "bartender" svoltano il locale come un calzino e lo capovolgono verso l'esterno, con ampie e numerose panche in legno, una copertura e persino un palchetto neanche piccolo per musica dal vivo.
Un paio di mesi fa ci sono stato e chiaramente ci sono tornato dopo aver visto la lista delle spine sul banco da 12 vie. E la mia sorpresa è stata quella di vedere ancora progressi nella selezione. Quando ci sono stato, al coperto, virai su birre in bottiglia - in verità, col freno a mano tirato visti alcuni prezzi in listino - , tornando a casa comunque parecchio soddisfatto.
Ora sulla dozzina di vie presenti in nell'impiantino all'esterno - quello all'interno era in vacanza - , noto che più della metà sono birre non commerciali(ssime), di qualità, insomma birre da bere di gusto e decisamente promettenti, della serie che quando le becchi in lista sai che tornerai a casa con un bilancio dal soddisfatto in sù.

Insomma, si parte con una splendida Chimay Dorèe. In bottiglia mi piacque ma una birra bevuta 12 mesi prima non può e non deve rimanere un ricordo, specie con il suo potenziale dissetante che va a braccetto con la stagione. Inequivocabile il coriandolo, fine e penetrante, che prepara alla bella trama maltata di peso leggero, appagante ma silenziosa rispetto a questo strato speziato. A bocca saziata emerge senza dubbio un amaro di natura vegetale che richiama la scorza d'arancia. E' inutile che i monaci continuano a smentire: neanche mi ricordavo, ma a quanto pare le mie papille sì.


Difficile non bissare, ma altrettanto spiacevole sarebbe saltare questa Saison Biologique Dupont, tra l'altro mai bevuta al contrario della nota e classica sorella maggiore Saison. Da essa differisce essendone inferiore di 1 grado alcolico, ma condivide chiaramente la fattura di quel lievito: quando si beve saison si sa, non si beve un gusto standard ma il prodotto di uno dei lieviti più caratterizzanti, che spesso copre tante sfaccettature della ricetta che vengono fuori solo da attente autopsie degustative.
Non c'è dubbio che il taglio maltato e destrinico in questa birra si sposi benissimo con una sorta di acidità frumentosa che ripulisce e prepara a quella secchezza amara. Poggiato il bicchiere al bancone, quest'ultima fa semplicemente sospirare.

Ancora dura staccarsi, ma la Celebration di Sierra Nevada chiama. È confortante potersi assicurare della freschezza del fusto in termini di date di produzione sia dalle parole di chi la spilla che da quanto si riesce ad assaporare, essendo una fresh hop ale (ma allo stesso tempo una robusta birra di Natale, come etichetta e nome suggeriscono) ed adoperando quindi luppoli freschi. I primi indizi degli aromi luppolati ci sono tutti, ed in bocca la solida e rotonda base di malti sostiene ancora questi luppoli senza sconfinare nei territori eccessivi delle IPA. Al di là dei nomi li riconosco, li riconosco quei pochi luppoli americani che mi piacciono e che salvo, quelli non cafoni che conservano nel dna quella sfuggevole ed arcaica origine inglese fruttata elegante.


Non potevamo concludere meglio che con la Export Stout di Kernel. Ormai ho capito ed è evidente: questo bel birrificio londinese, una volta incassati i suoi primi successi con birre definite, ha immesso sul mercato una grandissima quantità di variazioni sulle stesse, basate o su cambi di luppolatura o su variazioni di tenore alcolico, a volte anche su entrambe. Risultato: non sai mai se questa è uguale a quella bevuta il mese prima e quanto quella variazione influenzerà la birra stessa. Fortuna sua che questa incostanza passa quasi sempre in secondo piano quando la birra te la trovi davanti: schiuma compattissima, caffettosa sia nel colore che negli aromi di moka. Ma è la profondità del gusto a spiazzarmi ancora una volta, facendomi viaggiare da una barretta di fondente alle fave di cacao, fino al caffè espresso, con un equilibrio tipico di questo stile delle export stout che apprezzo particolarmente.


Passare una fresca serata così, con un poker di questo tipo con quattro ottime birre, tutte in buona forma anche dal punto di vista del servizio, fa scaturire diverse osservazioni.
Considerazioni umoralmente opposte a quando, da un banco spine che ti aspetti esente di incurie, ti trovi nel bicchiere birre tirate fuori dal fusto palesemente male.

La considerazione principale è quella legata ai giudizi definitivi contro quelli provvisori.
Un pub, soprattutto in questa fase di grande interesse per la birra di qualità, nel tempo cresce ed impara a conoscere sempre di più questo prodotto. Questo può portare anche a fare qualche errore di valutazione su prezzi al pubblico, spazio dedicato alle birre di qualità rispetto a quelle commerciali fisse, appeal sul consumatore finale. Questo richiede anche una certa pazienza da parte dell'appassionato, che se non trova subito quello che gli piace forse è meglio che metta semplicemente in standby quel locale invece di depennarlo del tutto. Dimentichiamo facilmente che qualcuno dall'altra parte del bancone a volte li ascolta i suggerimenti, a volte si guarda intorno e prova ad informarsi di più sui suoi canali di acquisto. Va a finire che qualcosa di buono te le attacca alle spine, comprende di aver fatto una buona scelta e che può portarla avanti, anche conseguentemente al sentirsi gratificato dal cliente stesso e dall'apprezzamento che egli ha posto.
Un locale che dà spazio a buone birre, con una bontà di un certo livello e che vada oltre il già noto (se no non vale, eh!) fa buona pubblicità a sè stesso prima che alle birre.

Non può essere altrimenti.


Tra l'altro l'errore di depennare un locale birrario finisce per creare quei giudizi definitivi che diventano pregiudizi sugli eventuali progressi e miglioramenti nell'offerta e nel servizio. E se c'è una cosa sciocca in questo bellissimo mondo della birra è il pregiudizio verso l'uno o l'altro locale, l'uno o l'altro birrificio, che creano lo stupido effetto di scansare luoghi che invece nel tempo cambiano, crescono e possono offrire tanto. Povero a chi se lo perde, mi viene da dire. In cuor mio credo di essere tra i pochissimi (e mi spiace!) che periodicamente si vanno a fare un giro in un locale di Bari, piuttosto che in quello a due passi da casa, anche quando non dovesse corrispondere al locale ideale in termini di offerta birraria, per vedere cosa ci si sta perdendo nel frattempo, e mi pare un approccio alquanto paziente e comprensivo, nonchè curioso. Il beer hunting è anche la caccia in quei boschetti più esplorati delle proprie tasche, non solo quello nelle riserve.

E parlando della birra in fusto, al netto di tutto, del mestiere, della capacità di maneggiare e conservare i fusti, di sanificare le vie di spillatura e gli attacchi, di servire la birra con i dovuti tempi e le dovute mosse (tutte cose non scontate però, non sono dettagli...non si dimentichi!), mi viene solo da concludere dicendo che così come il lavoro nobilita l'uomo, gli dà un senso, una ragione di essere, così la buona birra nobilita il pub ed il suo publican.

Ed anche qui, non può essere altrimenti.

Cheers!

Commenti

  1. Un ringraziamento per le tue considerazioni ci serve per poter avere fiducia nel futuro in questo paese al declino. Facciamo delle "operazioni brassicole" (oserei dire) concrete, pazienti e sopratutto lungimiranti e tutto questo ci porta a sperare di occupare nel settore birrario, un posto di rilievo. Quando qualcuno se ne accorge, la fiducia nel futuro accresce e nutre la voglia di fare sempre di più e meglio. Siamo in costante caccia di birre di qualità scavalcando le pessime offerte che ci arrivano da molti venditori di "brodaglie birrarie" che puntualmente Dario, Ivo ed io testiamo e molto spesso, vuotiamo nel lavandino. Selezionare prodotti artigianali ed anche industriali di qualità è pane per i nostri denti e questa operazione è gestita da un panel di assaggiatori (non laureati a caxxo) appassionati di trentennale esperienza. Se poi aggiugi a questo la totale autonomia tecnica ed impiatistica ... il gioco è fatto: chi ha naso... se ne accorge. A riguardo della sottile nota di demerito che ci attribuisci per i prezzi di cessione al consumo, mi piace sottolineare che il Pecora Nera ha una gestione commerciale composta da persone che hanno una notevole esperienza nel mondo dei numeri, in più la nostra firma ha un rigore verso la corretta gestione dell'impresa. I prezzi di vendita del nostro locale sono giusti, possiamo asserire di gestire un conto economico tale da non farci commettere errori tali da farci abbassare le serrande alla prima tormenta. Mi fa piacere che hai ricordaro che ci sono due giorni la settimana (mercoledi e giovedi) in cui tutte le birre costano uguale ed alcune hanno un taglio del 35%. Arrivederci alla prossima bevuta... tante sono le novità che ci (e Vi) aspettano. Ciao. Pecora Nera

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    1. Ciao Pino. Mi fa piacere di aver trovato persone come voi attente ed aperte al confronto, che è sempre fondamentale in questo come in altri campi.
      Non posso mettere lingua nei conti economici del locale, ma da consumatore e da appassionato che gira diversi locali, non solo in zona ma anche fuori, auspico che i prezzi scendano più spesso. Ma non solo per me e le mie tasche, soprattutto per permettere a realtà come la vostra di diffondere ancor di più la birra di qualità che anche voi vi sforzate di proporre e così avvicinare un pubblico sempre più ampio.
      A presto, al di là della distanza cercherò di tornare appena possibile!
      Cheers!

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