Meet the brewer: Domenico Iorfida

Bello quando incontri o rivedi un birraio e ci passi insieme una serata, parlando delle sue birre ma anche di altre e di altro.
La maturità nel non imporre nel consumatore, nell'appassionato o nell'amico quel campanilismo a volte pesante e spiacevole nel ritenere il proprio operato il non plus ultra dell'intero contesto non è roba da tutti.
Domenico Iorfida è uno di quelli per i quali bere, produrre, incarnare la predilezione per certe birre è sì una professione, un mestiere, ma è anche pretesto per interagire, presentarsi, conoscere e far conoscere lati del mondo birrario molto spesso relegati in un sottobosco nozionistico e affaristico.
Grande appassionato della prima ora romana, nonchè naso fine che sicuramente non guasta affatto quando si produce qualcosa di proprio, anzi, spesso è l' X-Factor di birrai che hanno un inafferrabile qualcosa in più.


In queste settimane ha girato punta e tacco dello stivale italico portando con sè la nuova creatura che ha partorito con i suoi amici e compagni di avventura, raccolti sotto il nome di Cerevisia Vetus.
Abbiamo cominciato in sordina proprio con questa birra da 7,1%alc., la Belzibu, diabolicamente architettata in modo da soddisfare diversi palati.
Si classifica genericamente come IPA, ma seppur veritiera è un'etichetta che le sta stretta.
Si scordino le West Coast IPA dove i malti si eclissano, non si faccia riferimento alle luppolate interpretazioni britanniche d'altri tempi. Essa, piuttosto, strizza l'occhio verso quelle che ormai si definiscono East Coast IPA - tra una costa e l'altra le cose cambiano molto - anche dette American IPA (come se gli USA fossero tutti sulla costa orientale!): ciance a parte, si tratta di una birra con base maltata decisamente più curata, complessa e rilevante, evidente anche dalla colorazione rubino con riflessi ramati, che supporta ed amplifica le sensazioni di agrumi e frutti rossi più prettamente luppolate espresse al naso.
Non amo le IPA odierne, ma nonostante ciò mi cerco di berle, quando mi gira, anche per comprenderle meglio: qui mi è riuscito molto facile, non c'è avarizia o ignoranza nella tessitura del tappeto maltato steso come passerella per i luppoli, c'è coscienza che il palato desidera di più di un asfalto verdognolo amaro.

Gli IBU dichiarati sono poco sotto i 70 ma non fanno male per il contrappeso di leggero caramello, arancia rossa, frutta secca e qualche tocco di cacao che si avvertono in bocca. C'è anche pulizia, una secchezza giusta ed un equilibrio notevole. Gli stessi luppoli al naso esprimono solo il loro lato educato, con erbacei e frutti rossi in leggera evidenza.
A me è piaciuta molto, mi ha ricordato per certi versi lo scheletro di birre pescate nei ricordi come Reale di Birra del Borgo, Carminia di Karma e Negramara di Birranova, pur introducendo elementi di diversità ed unicità.


Tra una pinta e l'altra abbiamo avuto modo anche di interagire con i presenti accorsi al Birrarium per questa occasione: inutile dire quanto sia stato coinvolgente ed interessante interagire con appassionati e curiosi, raccontare dell'interesse passionale di Domenico verso la conoscenza delle varie tradizioni birrarie, verso la produzione stessa per la quale lui stesso si sposta di birrificio in birrificio mettendo le mani nei malti e gestendo l'intero processo come poche beer firm (birrifici senza impianto) fanno in Italia.

Non è mancato qualche dettaglio annunciato riguardante la realtà dei pub indipendenti, il futuro di Cerevisia Vetus, l'idea di provvedersi di un impianto di produzione proprio che per loro va sempre più concretizzandosi, qualche sincero apprezzamento per la scena pugliese, per alcuni birrifici degni di nota e per quello che in regioni come il suo Lazio o la nostra Puglia sta piacendo e crescendo: la buona birra collegata al buon cibo, per sua stessa confessione un grande potenziale in parte ancora inespresso e che può essere decisivo nella crescita del fenomeno birra.

Un grazie a Domenico, al Birrarium e a chi ha condiviso questa serata bevendo e chiacchierando a fine serata.

Cheers Domenico!

Commenti

  1. E' sempre un piacere incontrare Domenico perché è persona cordiale, appassionata e competente. Quando bevo le sue birre intuisco sempre che dietro c'è un attento studio della ricetta e una cura maniacale per il dettaglio. Di questa Belzibu ho apprezzato l'ottima base maltata, l'assenza di antipatiche note resinose e la perfetta chiusura amara che invoglia al sorso successivo senza resettarti il palato. Complimenti!

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