Los Angeles: Firestone Walker The Propagator
e The Surly Goat

Cercare di muoversi all'interno dell'agglomerato di Los Angeles è già di per sè un'impresa.
La città è enorme, a perdita d'occhio: da una cittadina all'altra passano decine di chilometri senza soluzione di continuità.
A livello turistico e paesaggistico non è che ci sia un gran che, ed il discorso può estendersi anche all'ambito birrario.


Trovandomi in zona Beverly Hills, però, ho cercato di sfruttare al meglio la giornata a disposizione per bere qualcosa di interessante.

Dopo una passeggiata sulla spiaggia di Venice Beach, allungo di qualche passo a piedi per giungere al locale Firestone Walker - The Propagator.
È non solo un punto mescita del noto birrificio di Paso Robles, ma qui c'è un grande pub con cucina e soprattutto un impianto di produzione vero e proprio.


Qui nascono alcune birre sperimentali, diverse da quelle del birrificio principe.
Bello l'impianto da 10 hl Kaspar Schulz, come se non bastasse il blasone del birrificio a garantire grande cura per il progetto ed i suoi dettagli.


Il locale è molto bello, il bancone si estende con forma quadrata offrendo molte birre alla spina. Anche i tavoli sono bellissimi, richiamano le doghe delle botti e sono davvero caratteristici.
Prendo diverse birre, concentrandomi inizialmente su alcune delle loro birre più luppolate.
Voglio concentrarmi su quelle che nascono qui, chiamate "Born at the Propagator".
Siamo nel segmento West Coast IPA con la Gen 1, ricchissima di aromi di frutti tropicali ed agrumi.
Molto simile, ancor più spinta sull'esotico di mango ed ananas è la A1, versione imperial. Preferisco quest'ultima per la maggior sostanza conferita alla birra con qualche carattere resinoso.
Altro campo dove testare birre è quello delle sour ales, così bevo la Feral One. Si tratta di una birra one shot che è un blend di diverse sour.


Terra, cuoio e pellame nettissimi al naso, con complesse note di albicocca disidratata fragoline. C'è anche un bel contributo della botte, con qualche tocco vanigliato. Allo stesso tempo c'è anche una bella carbonazione, non trattandosi di una barrel aged di alta gradazione.


Vorrei bere tantissime altre birre, magari le imperial stout, ma nè le alte temperature nè il tempo a disposizione me lo permettono.
Bellissimo però aver respirato questa atmosfera: un ambiente particolare, un pioniere del movimento le cui imprese si leggono anche sui poster.
A proposito, ce n'è uno in particolare che mi ha colpito, ovvero quello in cui parla delle pilsner e delle varie differenze, con citazione della Tipopils di Birrificio Italiano, la birra che ha ispirato la loro Tipopils (ebbene sì, non è una semplice leggenda, è verità).


Non riesco ad andare da Monkish, situato a Torrance, sempre nell'area di Los Angeles ma distante ben 25 km di autobus urbani ovvero un paio d'ore. Impresa troppo faticosa.
Ripiego in un pub nei dintorni della mia zona di soggiorno, ovvero Beverly Hills. A qualche isolato (vedi qualche chilometro!) di distanza c'è il The Surly Goat.


Di preciso siamo nella zona di West Hollywood: ben 27 vie alla spina, tra cui il mio occhio cade su una Russian River, la Dribble Belt.
Si tratta di una pale ale, molto session, con tenui note resinose e citriche. Bella anche la parte erbacea: una bella birra, con cui ancora una volta 'RR' sfoggia la propria maestria.


Un'altra perla che mi voglio concedere è la Devotion, belgian ale di The Lost Abbey. Sembra di stare in Belgio, e capisco così le capacità di questi affermati birrifici californiani dato che si sanno destreggiare con successo con ogni tipo di tradizione birraria.
Punte maltate di crosta di pane, strisce erbacee ed una grande secchezza. Ottima davvero.

Tutto sommato a Los Angeles non ho bevuto affatto male.
Da The Propagator è andata molto molto bene.
Da The Surly Goat anche, ho bevuto perfino una Russian River.
Uno sbattimento incredibile con gli autobus ma valeva la pena. Considerando soprattutto la penuria di cose da fare.


Qui viene automatico fare solo una cosa: 'Drinking in LA'.

Cheers!

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