La rivincita delle buone birre semplici

Qualche giorno fa riflettevo, come spesso (anche troppo) mi capita di fare davanti a qualche birra che mi fa davvero saltare dalla sedia.
Sempre più negli ultimi periodi cerco il distacco dalla degustazione edonistica (cit.), pronta a snocciolare i più eruditi vocaboli, perdendo a volte il senso di quello che si sta bevendo mentre si è intenti a concentrarsi sulla punteggiatura invece che sull'intreccio.
Devo dire che c'è soprattutto una categoria di birre che molto agevolmente riescono ad agevolare questo distacco, a comunicare davvero direttamente questo senso della bevuta, facendo scivolare in un secondo piano dettagli stilistici.
Ma solo inizialmente, di prima battuta, perchè se si volesse scavare nelle caratteristiche più tecniche e magari collegarle ad un modo di fare birra e di utilizzare le materie prime, lo si potrebbe fare eccome.
Bevevo le birre di Gänstaller, tra le migliori interpretazioni di stili della Franconia che si possano trovare, e ripensavo proprio a questo discorso.


In molti si chiedono perchè piacciono, perchè riscuotono interesse e successo.
Io un'idea me la sarei fatta, dopo aver bevuto parecchie di queste in giro per la Franconia e la Germania, e parlo di keller, rauch, ma anche "zoigl" per non parlare di kölsch ed altbier ed anche di certe pils, un'idea me la sono fatta dei punti forti di queste birre agli occhi dei bevitori seriali:


Stanchezza
Lo reputo uno dei motivi principali che spinge un appassionato ad arrivare a voler godere di queste birre e contestualmente trovare la sua dimensione, approdando in un contesto in cui si sente coccolato e gratificato da gusti che impersonano la semplicità e l'essenzialità.
Pochi punti di forza ma sfruttati e veicolati al massimo, soprattutto per quel che riguarda i lieviti (assaggiare la Zoigl, keller di Gänstaller, o qualsiasi buona keller di buon livello, o la kölsch di Päffgen per rendersene conto) ed i malti (come ancora una volta nelle keller nelle splendide rauch con 100% malti affumicati e molto spesso maltati in proprio dai birrifici, per non parlare delle zoigl) .


Contrasto
L'ingrediente strano, atipico, con la sua assenza lascia campo libero ai sapori primordiali, amplificati ulteriormente dalla qualità delle stesse materie prime e dall'uso magistrale che ne viene fatto, il cui prodotto finale a volte raggiunge vette elevatissime.
Stride facilmente, quindi, la complessità di una bevuta "geek" che nello stordimento richiede quasi concentrazione e lucidità nel concepire la presenza di un ingrediente inaspettato in una bevanda che si chiama birra, con la capacità di distinguere pochi sapori ma netti, che esprimono con l'intensità il massimo potenziale che gli ingredienti possono dare.
Il problema è che dopo queste birre qua, le altre non hanno più molto senso.
Sono quasi dannose nelle loro punte di eccellenza, dal momento che successivamente vedi con un occhio diverso una serie di birre che facilmente si possono annoverare nella categoria "pagliacciate".
Certo, il lato oscuro di questa peculiarità è che vi si arriva solo dopo aver cominciato a prendere le distanze da una pesante complessità che i moderni ibridi stilistici a volte sì trascinano. Può, paradossalmente, sembrare una birra come tante una keller all'esordiente della birra di qualità: la conseguenza di questo incontro è che giudicando un fittizio rapporto intensità/prezzo, un "newbie" potrebbe rimanere deluso da queste birre che non corrispondono esattamente a quell'artigianale che viene descritto in giro e di cui tanto si parla.


Costo
Il confronto a livello di costi alla fonte è impietoso. Parliamo di birre vendute localmente intorno a 5 €/litro (quando va male), che però qui raddoppiano o triplicano. C'è da riconoscere che il ricarico su queste birre può anche essere alto, ma mi sento di giustificare e supportare questo tipo di selezione perchè si tratta di portare sui propri scaffali o impianti di spillatura birre a dir poco uniche ed introvabili, prodotte da birrifici che non distribuiscono oltre un raggio di 40-50km e che grazie al lavoro di ricerca di pochi volenterosi ed illuminati (Manuele Colonna e Dino Perin) hanno raggiunto anche e soprattutto l'Italia.
Senza poi contare che, nell'emulazione generale che contagia il mondo birrario, con molte birre che finiscono per somigliarsi tra loro a causa di un certo tipo di domanda che si vuole accontentare, spendere anche 5-6 euro per 33cl di una birra estratta direttamente da una tradizione così verace ed autentica vale sicuramente la candela.


Spirito
Quest'ultimo è un aspetto tutt'altro che trascurabile. Perchè quel mondo produttivo fatto di birrifici semplici, spartani, quasi minimali rispetto ai canoni impiantistici e produttivi moderni, racchiudono molto più sapere di quello che alcuni produttori moderni forse ritengono di possedere.
Non è solo la pura tecnica birraria ciò che affascina e che si avverte nella birra, ma è anche il modo di vivere quel bicchiere di birra che viene servito davanti. Un rituale fatto di volumi maggiori, che si guardi il mezzo litro della Franconia o il bicchiere da 20cl delle kölsch servito in grosse quantità.
Viene meno quel tempo dilatato, allungato e spezzettato che magari ci prendiamo per vivisezionare una birra e comprendere anche qualcosa in più rispetto a tutto quello che ci può dire: prevale, invece, la bocca spalancata, la sensazione boccale e la piacevolezza che a volte nella mera degustazione viene eclissata. Affianco al ruolo di "degustatore sapiens", bevendo certe birre è d'obbligo anche abbandonarsi, riempirsi la bocca di birra, togliere tensione dai muscoli facciali e dalle labbra e far sì che questa abbondanza di sapori invada tutto l'apparato, trascinando giù con sè quanto di rigoroso ed impostato il nostro tanto amato mondo della birra artigianale di qualità continua ad insegnarci.


Io credo questi punti di forza siano sotto gli occhi di tutti.
Forse manca solo un po' di voglia di staccarsi dai tanto pirotecnici successi ed eccessi del moderno mondo birrario, che in fin dei conti comincia a diventare nostro, italiano e contemporaneo.
Posso solo dire, però, che a forza di spingere su un concetto di birra-non-birra, ormai non si contano più gli appassionati che sentono quel sano bisogno di tornare alle autentiche e sincere origini.


Cheers!

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