Birre del cuore, Hausbier, Best in Town, Publican's choice: 10+1 anni di Berebirra


Volevo provare, tentare di fare qualcosa di alternativo rispetto a quanto programmato per il decennale di Berebirra. Eravamo in pieno lockdown lo scorso dicembre 2020 e avevo abbandonato da un pezzo l'idea di organizzare un viaggio birrario in giro per l'Europa (idea solo rimandata ai prossimi anni).
Volevo però che restasse un segno dopo questi anni e quello che mi venne in mente fu di realizzare questi bicchieri: una sorta di gruppo di acquisto da parte di tre fra i più titolati pub della Puglia, per avere sempre un pezzo di Berebirra alla spina. E poi mi sono fatto prendere, sì, e ho anche realizzato delle magliette...non ne avevo mai fatte produrre.



I festeggiamenti sarebbero stati lo scorso dicembre, ma capito l'andazzo delle restrizioni è stato comodo rinviare ancora una volta tutto, stavolta all'estate, alla soglia degli 11 anni che giungono in questi giorni.
Abbiamo organizzato tre serate di festeggiamenti in onore dei 10 (quasi 11..facciamo 10+1) anni di Berebirra in tre dei locali principali pugliesi: Fratelli di Pinta (Martina Franca), Bluebeat (Lecce) e Tabir (Taranto).

Mi sembrava, quindi, opportuno chiudere questo cerchio raccontando come sono andate queste tre serate, cosa si è bevuto e come sembrano procedere le cose in questi e altri pub pugliesi, dal mio personalissimo punto di vista (cosa che non faccio da molto tempo).
Lo farò prendendo spunto dalle birre bevute, che ho selezionato con i publican in più categorie.


BIRRE DEL CUORE

Questa è la categoria principe di queste serate. Ciò che mi ha spinto a provare l'organizzazione con i publican era proprio cercare di riportare alle spine birre che qualche anno fa magari erano molto diffuse ma che ora ormai sono sempre meno considerate per diversi motivi: il cambio dei trend, la supremazia del luppolo (che poi sono la stessa cosa, ahah), ma sostanzialmente anche la sempre crescente disponibilità e fruibilità di birre di qualità prodotte in ogni dove, compresa l'Italia dove un tempo si faceva fatica a trovare grandi birre ma oggi pullula di birroni di livello.


Sta di fatto che per ribere qualcosa ogni tanto si è costretti ad andare all'estero, magari alla fonte. Il che non è un problema, anzi, è un ottimo pretesto per viaggi birrari. Però non in un anno di blocco dei voli per pandemia, sicuramente. Per questo motivo aveva davvero un senso pescare alla spina birre dal fascino d'altri tempi come alcune belghe e tedesche, a cui sono personalmente legato perchè mi rievocano viaggi birrari memorabili o bevute folgoranti degli anni passati. Basta scorrere le taplist per capire a cosa alludo.


Trovarsele di fronte a sè senza dover acquistare da beershop più tradizionali o senza viaggiare, di questi tempi, è una vera rarità. La mia preferita? Probabilmente la Tripel "van" De Garre, che anche se diversa rispetto all'originale in termini di maturazione, di temperatura, di atmosfera, mi fa sempre viaggiare con la mente...

BEST IN TOWN

Il gruppone dei birrifici pugliesi è alquanto variegato: troviamo dal piccolissimo produttore le cui birre sono rintracciabili nel giro di pochi chilometri al grande produttore che vende su tutto il territorio nazionale e oltre. 
Parlando con i publican è venuta fuori la voglia di mettere alle spine sì qualcosa di locale, ma che fosse di livello tale da poter lottare alla pari con le altre spine presenti. Chiaramente vengono a mettersi in gioco pareri molto personali e oggettivi, per i quali personalmente mi trovo anche a volte in difficoltà perché presuppongono esclusioni che possono suonare come bocciature. Ma è pur vero che essendo salito moltissimo il livello qualitativo sia nei pub che nei birrifici italiani più conclamati, è questo uno dei momenti in cui è legittimo fare dei nomi più meritevoli e che hanno l'audacia di soddisfare i migliori pub sia locali che nazionali. Non ne abbiamo contati moltissimi, nonostante siamo sulla carta il sito Microbirrifici.org conti ben 113 tra birrifici e beer firm attivi o chiusi. L'occasione per assaggiare molte produzioni è stata ghiotta ai Fratelli di Pinta, dove ritengo non abbia sfigurato nessuna delle produzioni presenti, a conferma della cerchia meritevole di birrifici.


Questo non deve essere un elogio a tutto spiano, bensì uno stimolo perché va fatto in modo di spingere la qualità produttiva oltre queste soglie e contemporaneamente strutturarsi per il mercato nazionale, il vero banco di prova, che con il circoletto locale di pizzerie e ristoranti ha ben poco a che vedere. Tirare a campare con ricavi momentanei senza costruire una propria visione del mondo birra potrebbe essere fatale per alcune di queste realtà, che rischiano di essere risucchiate dalla propria dimensione che non permette slanci o progetti. Mi auguro molti di questi nomi intraprendano questo percorso.
La birra che ho preferito di queste è stata la Guglielmatell, ottima smoked con castagne, che spesso ho bevuto in passato e che probabilmente è la birra più rappresentativa di Eclipse.

HAUSBIER

Il fenomeno è esistente da tempo ed è difficile anche da incasellare tra le varie categorie: ci sono vere e proprie beer firm di cui il committente e rivenditore è lo stesso publican, ci sono one shot fatte una tantum così come birre celebrative per occasioni particolari, ma non mancano anche combinazioni di queste motivazioni e così si assiste a un vero trend di birre prodotte esclusivamente per alcuni pub, a volte in edizione limitatissima, a volte riprodotte o sempre per il locale o inglobate nella gamma fissa del birrificio. Non mancano i casi in Puglia, per cui mi sembrava carino che ci fossero alle spine perchè rappresentano una bella sinergia tra produttori e "spacciatori", oltre a essere un importante bigliettino da visita per questi ultimi in termini di selezione e offerta nei riguardi di un cliente sempre più esigente.
I nomi sono quelli in taplist, con il Tabir che sta ormai lanciando diverse birre prodotte da Eclipse e Lieviteria, mentre Birranova fa lo stesso con Fratelli di Pinta (assente perché esaurita la Bockdown) e per Bluebeat. Personalmente la trovo una ottima trovata anche per suggerire sia stili molto di moda (su cui si va sul sicuro) che produzioni che i birrifici vorrebbero fare ma di cui non sono certi dell'inserimento nella propria gamma.


In questo frangente le "hausbier" (birre della casa, espressione con cui in Germania talvolta viene proprio denominata la helles o la pils di un birrificio, responsabile della maggior parte delle vendite nel proprio locale di mescita) erano quasi esclusivamente prodotte da Lieviteria, ma Eclipse, Birranova, Sbam, Ostuni e altri ne producono per diversi locali pugliesi.


La mia preferita? Non è mio obiettivo essere di parte, ma la Panenka che ho prodotto per Bluebeat, soprattutto nella versione spillata a caduta, l'ho davvero molto molto apprezzata come Bohemian Pils, stile espressamente richiesto da Mirko e Christian.

PUBLICAN'S CHOICE

Ovunque non siamo riusciti a comporre taplist sbilanciate, ho concesso al publican di sbizzarrirsi in qualche modo. Non poteva che essere così: la collaborazione di Elio & Francesco, di Mirko & Christian e di Marzio è stata quasi totale, ma bisogna pur sempre lasciare la libertà di accontentare la propria clientela a tutti i costi e i propri gusti. Per esempio, al Bluebeat la scelta è ricaduta non solo su birre del cuore spinte dal mio personalissimo gusto e dal significato simbolico, ma anche su birre a cui il Bluebeat è legato perché richiamano serate di tap takeover rimaste memorabili nella storia del locale, o perché dovute a legami molto stretti dei publican con i birrai. Per questo motivo compaiono anche birre decisamente non nostalgiche, ma moderne e spigliate, come è anche giusto che sia: siamo immersi in un mondo craft talmente ricco e variegato che si creano molti "nuovi classici". Dai Fratelli di Pinta, invece, la scelta del publican è stata il jolly giocato nella categoria Hausbier, in quanto sprovvisti della produzione di casa una delle più degne presenze fisse è stata ritenuta la Märzen di Schlenkerla, mentre al Tabir il publican non ha battuto ciglio e ha affidato a me le scelte.


La bevuta più interessante forse è stata la Old Jorge di Eastside, una bitter che per l'occasione è stata servita a pompa e che ha liberato tutti i suoi aromi inglesi di caramello e luppolo.

CONSIDERAZIONI

Quello che ho cercato di fare con queste piccole iniziative ha portato sicuramente i suoi frutti: è stato davvero bello per me che molti amici e conoscenti che abitualmente incontro e ho conosciuto in questi anni siano passati a bere una birra "in onore" di Berebirra, non solo in quanto blog ma anche per quello che rappresenta e per il messaggio: conoscere una birra, godersela, cercare di capirci di più, ognuno con le proprie capacità.
Non è così scontato oggi, in un periodo in cui le novità sono all'ordine del giorno e la voglia di bere qualcosa di nuovo è quasi un imperativo.
Vorrei che questo sforzo di offrire e domandare birre buone e non necessariamente nuove venga recuperato.


Solo così hanno ancora senso di esistere i birrifici storici, quelli nati solo qualche decade fa ma che per
Solo così può esserci costante attenzione anche per i birrifici locali, che non possono permettersi nuove birre ogni mese e che vogliono consolidare l'attaccamento dei bevitori alle proprie birre).
Solo così possiamo ancora viaggiare anche solo bevendo, soprattutto in tempi incerti come quelli che stiamo passando.
I pub devono dare una grossa mano in questo. Non sono semplicemente chiamati a sfogliare dei listini, selezionare quello che il pubblico potrebbe gradire o la birra dal nome più simpatico, mandare un messaggio in chat al distributore e ordinare. Certo, è il metodo più efficiente e più comodo per tutti ma...siamo sicuri che dietro alla tanto blasonata parola "publican" ci sia questo tipo di lavoro, al netto della gestione di un locale? Grazie alle battaglie culturali promosse da importanti publican di fama nazionale come Manuele Colonna, Michele Galati e Nino Maiorano, negli anni i publican hanno rivestito un importante ruolo, è stato legittimato il loro compito di portare alla gente la buona birra e di spiegarla. Siamo in una fase diversa ora, certo, in una fase in cui non c'è bisogno di educare un consumatore già scaltro, ma c'è ancora bisogno di guidare e diradare la nebbia quando qualcuno si presenta a un bancone. Per fare questo, però, non bisogna dimenticarsi del contesto, di quello che esprime il territorio, dei punti saldi del panorama nazionale, con l'obiettivo di giudicare prima la birra e poi tutto il resto: simpatie o antipatie, comunicazione del birrificio, grafica e marketing ecc. Impossibile non tenerne conto, vero, però uno sforzo da parte della categoria publican, ormai in posizione chiave all'interno del movimento, credo vada fatto.
Sboccerebbe così davvero la qualità di coloro che sono più bravi in questo lavoro e più meritevoli, si sbloccherebbe anche qualche birrificio che ha più difficoltà a farsi conoscere localmente che su scala nazionale, si darebbe ancora più centralità al prodotto birra: ce n'è già ma non è mai abbastanza.


Scorrendo la lista dei pub dove bere craft in Puglia, messa giù da me lo scorso anno, mi accorgo di quanto ancora si possa crescere e di quanto potenziale sia racchiuso in luoghi strategici di città che però non si sono ancora innamorate totalmente della birra artigianale. Mi sta capitando molto spesso che qualcuno mi chieda quali siano i locali di riferimento in Puglia oggi...e mi tocca nominare più o meno gli stessi da anni, così come quando si parla dei principali birrifici. È strano che qualcosa si sia fermato sul fronte birrifici ma era fisiologico, mentre sul fronte pub mi aspettavo ancora maggiore capillarità e sempre più locali nel cerchio magico dei top. 


Non è facile investire, ricercare, crescere, me ne rendo conto, soprattutto di questi tempi. Ma ora che il futuro è un tantino meno cupo, dovremmo riprendere a immaginare più locali di livello che collaborino con i birrifici e con i propri bevitori, seguendo meno i trend e più la propria idea.

Cheers

Commenti